Ieri sera ho comprato un tavolino al mercatino dell’antiquariato di Sarzana. I venditori, una coppia giovane e simpatica. Niente carta di credito, niente Bancomat, niente assegni: “Se ha i contanti mi fa un favore“. Non è una gran cifra, i contanti li ho. Mi impacchettano il tavolino, lo metto in macchina. E mentre rientriamo a casa, mi rendo conto che di quella compravendita non resterà alcuna traccia. Nessuno scontrino, nessuna ricevuta, niente di niente. Siamo talmente abituati al nero che non ci facciamo più caso. La simpatica coppia denuncerà al fisco un reddito minimo, pagando tasse minimissime. Simpatici evasori, per nulla intimiditi dalla manovra macellaia che semplicemente non li riguarda.

Mi arrabbio con me stessa. Ecco quello che avrei dovuto fare: chiedere uno scontrino, e al minimo tentennamento chiamare i carabinieri. Ecco quello che dobbiamo fare tutti: registrare definitivamente che l’evasione fiscale è un furto ai danni di tutti, in particolare dei più deboli. Che gli evasori vivono sulle spalle di chi le tasse le paga fino all’ultimo centesimo. Che usufruiscono dei servizi senza contribuirvi. In poche parole, che sono dei ladri, e che devono essere puniti.

Dobbiamo maturare tutti una maggiore consapevolezza, e denunciare. Tolleranza zero. La rete serve anche a questo: nomi e cognomi degli evasori che smascheriamo, con l’invito a non comprare più da loro o a non servirsi più delle loro prestazioni professionali.

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