Ok, lasciamo perdere l’evento mondano. Spostiamoci dal quadrilatero verso piazza del Duomo, via Torino, le Colonne, Ticinese, i Navigli.

Una marea di giovani, una folla impressionante di ragazze e ragazzi con la pelle lucente, street style variegatissimo, tanti jeans, short e magliette, ma anche glitter, zeppe, capelli sciolti sulle spalle. Una gigantesca onda ormonale -l’età è quella, il lavoro da fare è quello- che travolge la città romana. Per la fashion night vengono da tutti i quartieri, dalle periferie, dall’hinterland, dalla regione, da altrove, dal mondo. Fioeu e guaglio’. Via Torino ha una festosità napoletana, sembra di stare a via Toledo. Colori e fogge swingin’ nelle vetrine illuminate. Ci passo in mezzo, mi sento bene. Misuro la distanza generazionale, fa meno male del solito. Vorrei proprio il meglio del meglio per ciascun* di loro, uno per una. Una splendida vita per tutti.

Sono miti, quieti, gentili (salvo eccezioni). Questa è una generazione mite e gentile. I giovani maschi sono molto cortesi con le giovani femmine (salvo eccezioni). Fors, finalmente, la protesi del dominio non gli serve più?

Una massa gigantesca si infila nei vagoni del metrò. Lì li osservi meglio, uno per una. I riflessi dorati dei capelli, le gambe abbronzate delle ragazze, il rigo di eyeliner -nostalgia dell’eyeliner…-, le risate a gola spiegata.

Leggo stamattina del vecchio e increspatissimo Robert Redford a Venezia (accidenti, ti ricordi com’eri, biondo, nella tua divisa bianca? ), dice che il cinema gli ha salvato la vita: “Di guai ne ho combinati parecchi”. Dice che lotta per i giovani, perché gli lasciamo “un mondo marcio”.

Mi pare troppo. Un mondo intatto e perfetto non c’è mai stato. Ma lottare per i giovani è un’ottima causa. Se anche loro lottassero, almeno un po’. Se lottassero con noi. E contro di noi.

Schiacciata nella dolce folla teen del metrò, provo una curiosa paura fisica, qualcosa di simile a un estremo senso di colpa. “Perché poi non dovreste uccidermi, per farvi un po’ di spazio?”, qualcosa di me si chiede. “Perché non mi mettete le mani alla gola e non mi uccidete?”.

Sto facendo abbastanza per loro?

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