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Stavolta mi tocca parlare di Milano. Mi scusino lettrici e lettori “foresti”, e del resto le cose politiche che capitano qui, nel bene e nel male, finiscono in genere per colare giù lungo lo stivale.
Da tempo qui si sente fibrillare qualcosa che va oltre l’incazzatura e il lamento. E quando questo qualcosa arriva a prendere forma (esempio, il Manifesto per Milano che avete recentemente letto sul “Corriere”, gruppi Facebook come Partecipami, iniziative in compresenza o online, discussioni su eventuali liste civiche, ecc.), quello che si rivela è immancabilmente un cambio di pelle, una mutazione genetica. La visione di una polis che si amministra a prescindere dai partiti, mediatori politici ormai ampiamente demitizzati, intesi come una pesante e inutile zavorra al piede di una città determinata a camminare e a crescere.
L’idea di rinunciare alla forma-partito si è già espressa storicamente in svariati tentativi, in verità quasi sempre finiti male: i Verdi,
anzitutto, che la resa al modello preconfezionato l’hanno pagata con la vita. L’idea era buona, gli uomini meno. L’esperimento dei 40xVenezia, social forum sulla città, attivissima rete civica in relazione complessa con partiti e istituzioni (collegatevi, se volete saperne di più), segna un ulteriore passo evolutivo.
A Milano ci si potrebbe spingere all’anello successivo, investendo direttamente energie e aspettative politiche su associazioni, su luoghi del fare e del pensare, a scapito di quei gusci vuoti che amministrano e distribuiscono potere. Districando la politica dal potere, per quello che si può.
Ora mi darete della femminista, e del resto se questa rubrica si chiama Maschilefemminile una ragione ci sarà. Ma a corollario aggiungerei questo: che l’idea di fare a meno dei partiti suona meno sconvolgente per le donne che per gli uomini, visto che i partiti non li hanno inventati loro. Più difficilmente le donne pongono le questioni in termini di schieramenti. E come si sa ad abitare i partiti non sono loro, da sempre più propense ai luoghi del pensare e del fare di cui sopra. “Mutanti” naturali, che dovrebbero stare alla testa del cambiamento spasimato.
Diversamente, sarà solo l’ennesimo minuetto dei nostri seducenti gattopardi.

pubblicato su Io donna – Corriere della Sera il 29 maggio 2010

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