Leggo oggi sul Corriere: Silvio Berlusconi “Io ho due BAMBINE PICCOLE che è tanto che non vedo…”
Essendo una persona fiduciosa, qui io penso in prima battuta che lui si riferisca alle sue figlie, che stia dicendo a Gianpaolo Tarantini: guarda, stasera non posso proprio, devo vedere le mie ragazze… E invece no.
“… una fa la giornalista in Rai, in Mediaset allo sport, è una napoletana molto simpatica, molto dolce. Un’altra è una bambina di 21 anni brasiliana che mi ha pianto al telefono dicendomi che l’avevo dimenticata e allora la faccio venire…”.

Non posso fare altro che ripostare la lettera che segue, scritta alcuni mesi fa, chiedendomi che cosa provino le figlie di quest’uomo, ricche di tutto ma le più povere del mondo -come sono stata ricca io, avendo avuto un padre tanto dolce e premuroso!- di fronte a tanta miseria morale. E se lui non se lo chieda, e se non provi un’intima e profonda vergogna al loro cospetto per questo stato di bulimia sessuale che lo rende (in)capace di tutto e ricattabile da chiunque, e perché non scatti in lui quel senso paterno che lo preserverebbe dal degrado e dall’insensibilità nei confronti di queste ragazze che gli si concedono con sicuro disgusto in cambio di favori. E mi domando come si comporterebbe se qualcuno facesse alle sue figlie quello che lui fa a queste giovani donne. E se non si senta l’uomo più povero del mondo, povero come le sue figlie, quando le guarda negli occhi.

 

Signor Presidente del Consiglio,

sono abbastanza vecchia da non poter più aspirare a essere selezionata per i suoi party, ma anche abbastanza giovane da poter essere sua figlia (per bontà divina non lo sono). Quelle ragazze sono mie figlie, e lei è il loro nonno. Lei dice di aver diritto a godersi la vita, ma anche quelle ragazze hanno diritto a godersela. Se sua figlia o sua nipote, per godersi la vita, per trovare un posto nel mondo, o per legittima per quanto malriposta ambizione, dovessero danzare e spogliarsi per un vecchio quale lei è, o perfino accomodarsi tra le sue braccia, lei di sicuro ne soffrirebbe molto. Che queste ragazze siano minorenni o maggiorenni è un fatto che riguarda la legge. Ma anche se avessero  25 anni, rimarrebbe aperta una seria questione di coscienza.

Signor Presidente del Consiglio, attualmente lei gode ancora del consenso della maggioranza degli italiani, ma questo non la dispensa dalla più elementare legge morale, che è quella di non fare del male a chi è indifeso, e di non approfittare di chi si trova in una situazione di bisogno. Se quelle ragazze vengono ai suoi party, Presidente, non è perché la trovino attraente, ma solo perché sperano di ricavarne qualche vantaggio. Per qualunque donna giovane e feconda, non si faccia illusioni, il contatto con un uomo vecchio è ripugnante. Senza eccezioni. Lei compreso. Questo può essere molto doloroso per un uomo che provi ancora il desiderio di una donna, contravveleno alla paura della morte che si avvicina. A quanto ci viene raccontato da molta letteratura, da vecchi il desiderio può essere ancora lancinante, e perfino disperato. Ma vi è la possibilità che il dispositivo della coscienza sia più forte, che il desiderio venga sublimato, che l’istinto di proteggere chi è più piccolo, come quelle quasi-bambine, abbia la meglio. Su questa possibilità e su questa speranza basiamo grande parte del patto umano.

Ci sono anche i ragazzi, non solo le ragazze, a cui da molti anni, praticamente da quando sono al mondo, lei offre un modello di relazione tra uomini e donne basato sullo scambio sesso-potere-denaro. I suoi figli e i suoi nipoti, che la osservano, e si sentono certamente mortificati dal suo lassismo.

Signor Presidente, molti osservatori concordano sul fatto che il tempo del suo premierato è in scadenza, che siamo agli ultimi giorni di Pompei, e si sa che un impero alla sua fine esprime quasi sempre un collaterale degrado morale. Ma senza voler parlare di politica, stando all’essenziale della sua e anche della mia umanità, l’auspicio, Presidente Berlusconi, è che in uscita lei accetti i limiti e le responsabilità connessi alla sua età veneranda, che trovi la forza morale per esprimere qualche ravvedimento, per restituire in extremis alle giovani generazioni quello che, insieme a ben altro -la possibilità di un lavoro, di una casa, di una vita- è stato loro tolto: la fiducia nell’amore vero, costruito nel rispetto e nella dignità, e nella possibilità di costruire insieme, uomini e donne, quel poco di serenità in cui ci viene dato di sperare nella vita. Si lasci aiutare a farlo, se da solo non ci riesce.

Detto come da una figlia a un padre in gravi difficoltà, e provando una profonda compassione, per lei e per tutti.

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