irene tinagli

irene tinagli

Nel caso vi fosse sfuggito: Irene Tinagli è una brillante e giovane (34 anni) studiosa di innovazione e sviluppo, docente all’università di Pittsburgh, già consulente Onu e autrice del saggio Talento da svendere (Einaudi). Il suo, di talento, l’aveva generosamente messo a disposizione del Pd, entrando nella direzione nazionale del “partito nuovo”. Ma di questo mirabile talento il “partito nuovo”, tutto preso nelle sue beghe all’antica, non se ne è fatto nulla, tanto che, dice la ragazza, “in un anno di vita del Pd non sono mai stata consultata mai, nemmeno per un parere“. E ora, giustamente, Irene torna alla sua vita e va a investire altrove, esasperata dall’enorme quantità di energie spese nelle “polemiche tra veltroniani e dalemiani”. “Non sarebbe male” aggiunge “se Veltroni e D’Alema si dimettessero: hanno fatto più danni della grandine”. Nel frattempo se ne va lei, che ha di sicuro molte altre cose significative e importanti da fare. Diversamente da quelli -e quelle- che non se ne andranno mai, perché fuori di lì non saprebbero davvero che fare e come guadagnarsi il pane (anche se le pensioni siano molto congrue).

Il suo esempio andrebbe seguito, a titolo di esplicita denuncia, soprattutto dalle molte donne tenute ai margini della vita del partito. A meno che in extremis non riescano a fare qualcosa di buono. A meno che non riescano a imporre le loro priorità. Ma soffriranno lì dentro fino alla fine, attaccate al loro banco da prime della classe e fedeli e al padre, Anche se di padri in verità non se ne vedono, solo fratelli rissosi. Anche se le cose che contano davvero per la vita di tutti capitano necessariamente fuori di lì.

Si può fare a meno dei partiti, eccome. Oggi se ne deve fare a meno, non c’è alternativa, se davvero si ama la politica. E un omaggio a Irene, la prode.

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