Di 60-40 o 30 milioni di euro che sia il Moratti-investimento elettorale, la domanda: perché tanti soldi, e precisamente quanti? è una domanda che DEVE avere senso. Per i milanesi, anzitutto, ma non solo per loro. Sono stupita dall’acquiescenza e dalla rassegnazione di fronte a notizie come queste. Non è possibile stare lì a fare e rifare i conti, in tutte le nostre case, vedere come si può risparmiare qualcosa-5 euro di qui, 3 di là-, fare a meno di tante cose, e poi accettare che ti venga recapitata a casa una strenna patinata (a me non è ancora arrivata) dove si celebrano le mirabolanti imprese di una sindaca che non piace a nessuno, neppure ai suoi.

Una che spende 60-40 o 30 milioni di euro -ci dica lei quanti- per farsi rieleggere è una che non può candidarsi rappresentare una città come Milano, dove basta separarsi per precipitare nella miseria più nera, dove i giovani non trovano lavoro né casa, e nessuna delle nostre città, a maggior ragione, io credo. E il fatto che “lo fa anche Berlusconi”, come mi hanno detto in tanti, non è una ragione per non chiedere conto. Anzi, diventa una ragione in più. Non siamo ancora un sultanato, a quanto pare. E le città non sono in vendita.

Ma la notizia non è più questa. La notizia è che nessuno ne vuole parlare politicamente, che i suoi competitor, Giuliano Pisapia e Manfredi Palmeri, non ne fanno oggetto eminente della campagna elettorale, ed è veramente difficile capire il perché. Per il Nuovo Polo si può anche pensare che non vogliano crearsi troppi problemi nella prospettiva di un eventuale apparentamento. Ma il centrosinistra? Perché questa esitazione? Perché non si sanno cogliere gli umori circolanti nella città?

Su una cosa come questa si può sconfiggere Letizia Moratti, e non comprendo perché si esiti a capirlo. Man mano che la strenna elettorale arriva, mi telefonano amici e conoscenti fuori dalla grazia di Dio.

Domande come quelle che vado ponendo da giorni devono avere un senso nella città e nel paese in cui io voglio vivere. Così quando sulle pagine di Repubblica oggi leggo l’amico fraterno Ivan Berni che finalmente ne scrive, ponendosele a sua volta, tiro un sospiro di sollievo.

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •