Oggi riparte la discussione sulle unioni civili, compresa stepchild adoption. 

Sul Manifesto di ieri Silvia Niccolai, costituzionalista, fa sottilmente notare che la stepchild adoption, così come prevista nel ddl Cirinnà, consente l’adozione del figlio del partner anche per le coppie omosessuali, ma non apre all’adozione tout court, cioè all’adozione di bambini in stato di abbandono, che resta riservata alle coppie eterosessuali sposate.

Quindi un gay (maschio) per essere genitore avrebbe un’unica possibilità, oltre a quella di adottare un eventuale figlio nato da una precedente relazione del partner (si tratta di casi numericamente irrilevanti): ricorrere a una maternità surrogata o utero in affitto, o adottare il figlio del partner nato da surrogacy. Per lui l’adozione di un bambino già nato –a meno che non sia il figlio del partner- resta una strada preclusa.

Quindi l’effetto paradossale della stepchild adoption potrebbe essere quello di incoraggiare il ricorso alla maternità surrogata, che tuttavia per la nostra legislazione resta vietata (eccetto pochi casi di surrogacy solidale che sono già stati ammessi dai nostri tribunali). Come si esce da questa contraddizione? Come si può mantenere il divieto di maternità surrogata, se questa è sostanzialmente viene indicata come l’unica strada per la genitorialità gay maschile? Perché il ddl Cirinnà non ha parlato di diritto di adozione tout court? (o non si è limitato a parlare di unioni civili, rinviando la questione delle adozioni a un successivo intervento?)

La stepchild è senz’altro necessaria per tutte le ragioni che abbiamo detto più volte: anzitutto per la tutela dei bambini delle coppie omogenitoriali. Ma seguendo il ragionamento di Niccolai, la stepchild costituisce un’apertura malcelata alla surrogacy, con il rischio di dare un colpo al “divieto di surrogazione, malvisto negli ambienti sovranazionali perché non fa girare l’economia ed è ancorato alla strana idea che ci sia qualcosa di speciale nella maternità, un’idea che agli alfieri globali della parità non può apparire che discriminatoria”.

Si deve approvare la stepchild adoption, ma sarà presto necessario legiferare anche sul tema della maternità surrogata, che dal mio punto di vista deve essere autorizzata quando autenticamente solidale e in relazione, cioè sottratta alla contrattazione e al mercato, e cospicuamente sanzionata se “commerciale”. E su quello delle adozioni, che devono essere aperte in modo egualitario anche alle coppie di fatto, costituendo l’unica alternativa per le coppie di gay (maschi) alla maternità surrogata.

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