Se a noi milanesi togliete il mito dell’efficienza, ditemi voi che cosa ci rimane, poveretti.

Il modo in cui la commissaria Moratti sta gestendo la vicenda Expo 2015 fa accapponare la pelle. Già ci si vergogna parecchio, per i noti motivi, quando si ha a che fare con il resto d’Europa e del mondo: stamattina vedo sui giornali quel tavolo di videoconferenza sulla Libia che ci esclude -noi, che nel conflitto siamo geograficamente in prima linea- e non mi pare poi così strano. Non si fidano, siamo ininfluenti, le “nostre” posizioni sono altalenanti.

Ma questa storia di Expo, credetemi, simbolicamente è anche peggio. E contravviene alle logiche di ogni buon padre di famiglia, come si dice. Dovremmo già vedere da tempo ruspe in azione, e invece i terreni non sono ancora stati acquisiti. Dovremmo sapere per farne che cosa, e invece si cambiano i piani in corsa. Dall’orto planetario si passa al supermarket tecnologico globale, mi pare di aver capito così (ma che cosa vuole dire?) perché gli orti “non sono vendibili”. E il sospetto di megaspeculazioni a vantaggio di pochi si fa molto forte.

Si dice, anzi, che di orti non aveva mai parlato nessuno: e si dichiara il falso. Qui (www.stefanoboeri.it) potete vedere Stefano Boeri, oggi capolista del Pd alle prossime elezioni comunali, che presenta il Master Plan di Expo 2015 all’assemblea plenaria dei 130 Paesi del BIE, il Bureau International des Expositions.  E’ il primo luglio scorso, e nel video si scorgono di spalle, plaudenti, il sindaco Moratti e il Presidente del cda della societa’Expo, Bracco. Nell’intervento Boeri illustra in dettaglio ai rappresentanti dei Paesi l’idea dell’Orto botanico planetario, descrive la sua estensione su tutta l’area Expo e spiega i motivi per i quali  l’Orto planetario dovra’ restare come eredita’ a Milano dopo la fine dell’evento.

Infine, dato non irrilevante, non si sa se ci sono i soldi per fare tutto questo, qualunque cosa sia. Il peggio del peggio del peggio, che ci restituisce un’immagine irriconoscibile di Milano: come guardarti allo specchio e vedere una faccia che non è la tua. Un colpo all’identità e all’autostima della città da cui non sarà facile riprendersi.

Al punto che ti viene da sperare nel tanto peggio-tanto meglio: che il Bureau International di Parigi -il prossimo appuntamento di verifica sarà il 19 aprile- dichiari: scusate, ci siamo sbagliati, non siete capaci nemmeno di questo, facciamo fare a Smirne, grazie. La prima immediata conseguenza politica sarebbe che la signora Brichetto Moratti rischierebbe seriamente di perdere anche il posto di sindaco, non solo quello di commissaria Expo, e forse si potrebbe ricominciare a sperare.

Con tutto questo le nostre quotazioni -di Paese, di città, di cittadini- calano vertiginosamente, i nostri figli saranno gli zimbelli del mondo, ma nessuno ci ripagherà di questo crack. Il “gestore” dei nostri affari, della nostra reputazione e dei nstri soldi si rivela -nella migliore delle ipotesi- non all’altezza del compito. Ma a quanto pare, salvo il voto, non abbiamo nessun modo per rivalerci.

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