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economics, Politica Giugno 13, 2011

I cavoli (acidissimi) dell'Orto planetario

Domani il neosindaco di Milano Giuliano Pisapia si recherà al Bie di Parigi per riferire sull’acquisto delle aree destinate a Expo. Ma stamattina, in un dibattito  organizzato da Affaritaliani.it a cui hanno partecipato Giuseppe Sala, ad di Expo Spa, Bruno Tabacci (neoassessore al Bilancio), Pierfrancesco Majorino (Welfare), Stefano Boeri (Expo e Cultura) nonché l’ex assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli, si è confermata una notevole divergenza di vedute tra Sala-Pisapia e l’assessore Boeri.

Un confronto decisamente duroBoeri è fermo sul dossier originario del parco agroalimentare planetario, approvato dal Bie e da tutti gli enti preposti, e confortato dall’esito del referendum di ieri. “Quello” ha detto “è la stella polare, insieme all’esito del referendum, che chiede che questa eredità agricola e tecnologica resti a Milano. E il valore delle aree da acquisire non può che discendere da questo“.  Valore che invece è stato stimato 120 milioni di euro con un presunto indice edificatorio dello 0.52 per cento, presunto in quanto mai sancito dal Consiglio comunale, che non corrisponde a quello di un’area agricola.

Sala, secco:  “E’ sbagliato pensare che un cambio di giunta cambi la logica del nostro lavoro. Boeri sta dicendo che Pisapia sbaglia a venire con me a Parigi per l’acquisto dei terreni“. E lascia rapidamente il convegno.

Replica di Boeri in sua assenza: “Non capisco questa reazione, se ne assumerà la responsabilità“.

L’assessore Boeri, paradossalmente da sempre messo sotto accusa come “amico dei costruttori”,  ha anche parlato dell’ipotesi esproprio, dicendo che “sarebbe certamente meglio evitarlo, ma non è pensabile l’uso di questo strumento solo con i piccoli proprietari e non con i grandi”..

A complicare il quadro il fatto che la delega su Expo sarà conferita a Stefano Boeri solo mercoledì durante la prima riunione di giunta, e dopo l’incontro parigino. Solo lì si capirà quanto ampia e con quali poteri.

Infine Bruno Tabacci, che nel suo breve intervento, subito dopo Stefano Boeri, se l’è cavata con un laconico “Condivido questa impostazione culturale”

economics, Politica Marzo 29, 2011

CRACK EXPO

Se a noi milanesi togliete il mito dell’efficienza, ditemi voi che cosa ci rimane, poveretti.

Il modo in cui la commissaria Moratti sta gestendo la vicenda Expo 2015 fa accapponare la pelle. Già ci si vergogna parecchio, per i noti motivi, quando si ha a che fare con il resto d’Europa e del mondo: stamattina vedo sui giornali quel tavolo di videoconferenza sulla Libia che ci esclude -noi, che nel conflitto siamo geograficamente in prima linea- e non mi pare poi così strano. Non si fidano, siamo ininfluenti, le “nostre” posizioni sono altalenanti.

Ma questa storia di Expo, credetemi, simbolicamente è anche peggio. E contravviene alle logiche di ogni buon padre di famiglia, come si dice. Dovremmo già vedere da tempo ruspe in azione, e invece i terreni non sono ancora stati acquisiti. Dovremmo sapere per farne che cosa, e invece si cambiano i piani in corsa. Dall’orto planetario si passa al supermarket tecnologico globale, mi pare di aver capito così (ma che cosa vuole dire?) perché gli orti “non sono vendibili”. E il sospetto di megaspeculazioni a vantaggio di pochi si fa molto forte.

Si dice, anzi, che di orti non aveva mai parlato nessuno: e si dichiara il falso. Qui (www.stefanoboeri.it) potete vedere Stefano Boeri, oggi capolista del Pd alle prossime elezioni comunali, che presenta il Master Plan di Expo 2015 all’assemblea plenaria dei 130 Paesi del BIE, il Bureau International des Expositions.  E’ il primo luglio scorso, e nel video si scorgono di spalle, plaudenti, il sindaco Moratti e il Presidente del cda della societa’Expo, Bracco. Nell’intervento Boeri illustra in dettaglio ai rappresentanti dei Paesi l’idea dell’Orto botanico planetario, descrive la sua estensione su tutta l’area Expo e spiega i motivi per i quali  l’Orto planetario dovra’ restare come eredita’ a Milano dopo la fine dell’evento.

Infine, dato non irrilevante, non si sa se ci sono i soldi per fare tutto questo, qualunque cosa sia. Il peggio del peggio del peggio, che ci restituisce un’immagine irriconoscibile di Milano: come guardarti allo specchio e vedere una faccia che non è la tua. Un colpo all’identità e all’autostima della città da cui non sarà facile riprendersi.

Al punto che ti viene da sperare nel tanto peggio-tanto meglio: che il Bureau International di Parigi -il prossimo appuntamento di verifica sarà il 19 aprile- dichiari: scusate, ci siamo sbagliati, non siete capaci nemmeno di questo, facciamo fare a Smirne, grazie. La prima immediata conseguenza politica sarebbe che la signora Brichetto Moratti rischierebbe seriamente di perdere anche il posto di sindaco, non solo quello di commissaria Expo, e forse si potrebbe ricominciare a sperare.

Con tutto questo le nostre quotazioni -di Paese, di città, di cittadini- calano vertiginosamente, i nostri figli saranno gli zimbelli del mondo, ma nessuno ci ripagherà di questo crack. Il “gestore” dei nostri affari, della nostra reputazione e dei nstri soldi si rivela -nella migliore delle ipotesi- non all’altezza del compito. Ma a quanto pare, salvo il voto, non abbiamo nessun modo per rivalerci.