Riduzione del danno, superiore interesse del minore. Per me sono principi politici irrinunciabili. Li metto alla prova dei fatti, e vedo che funzionano.

Sto ascoltando il bel dibattito -molti parlano a partire da sé, ed è una buona cosa- in Consiglio comunale a Milano sull’istituzione del registro delle coppie di fatto (potete seguirlo qui). Quindi, soprattutto delle unioni omosessuali -le coppie etero possono accedere al matrimonio-.

Lo spettro è quello della filiazione. E’ su questo che si agitano le coscienze, ed è un bene che si agitino. Sarebbe irresponsabile che non si agitassero. Trovare l’uscita è molto difficile. A Milano e anche nel resto del Paese ci sono molti bambini di coppie gay. Ci sono GIA’, e vanno tutelati. La serenità dei loro genitori, il riconoscimento dei loro diritti, è la prima tutela.

Resta un nodo enorme che la legge non potrà sciogliere: l’asimmetria tra la filiazione di due donne e quella di due uomini (o di una sola e di un uomo solo, come dirò: l’orientamento sessuale è marginale). Al centro di questa asimmetria c’è la relazione madre-figlio. Nel caso di due lesbiche, questa relazione è mantenuta. Nel caso di due omosessuali maschi, questa relazione è quasi sempre brutalmente recisa. Un uomo che vuole un figlio, che sia omosessuale o eterosessuale, -con un compagno, o tutto per sé- ha due strade: una donna con cui è in relazione che offra i suoi gameti e il suo grembo, e poi sparisca (opzione rarissima); l’acquisto di un ovulo e l’affitto di un utero in Paesi la cui legislazione lo consenta, come la California e il Regno Unito (opzione sempre più spesso praticata). In entrambi i casi, il legame con la madre è reciso. Quella madre (o quelle due madri, la donatrice e la portatrice) DEVE sparire. Al bambino è tolta, non per disgrazia, ma per precisa scelta, la relazione fondativa del suo essere, quella con la madre. Tra il legame con la madre e quello con il padre NON c’è simmetria. Se il bambino senza padre nasce povero, quello senza madre nasce poverissimo. La più povera tra tutte le creature.

Non so riconoscere questo come un diritto, perché contravviene a entrambi i principi politici che mi sono data: fa crescere il danno (aumenta il dolore) e non fa l’interesse del bambino.

Come può, il diritto, rappresentare questa asimmetria?

Bambini così poveri esistono già, e negare diritti a chi ha deciso di chiamarli al mondo presumibilmente li renderebbe ancora più poveri. Ma concedere questi diritti incoraggerebbe queste pratiche. Il dilemma è questo, è tremendo, e appare insolubile.

p.s.  Non è detto che questi padri “soli” siano omosessuali. Non si tratta, cioé, della loro omosessualità, si tratta del loro voler tenere alla larga la madre per le ragioni più svariate, anche per pura e semplice misoginia, o per delirio di onnipotenza. E’ pur vero che questo caso oggi si propone più frequentemente fra i maschi omosessuali che fra quelli eterosessuali. Almeno, fin qui.

p.p.s. L’adozione, ovviamente, è tutta un’altra questione. Lì il danno viene quasi sempre e certamente ridotto -salvo casi limite- e l’interesse del bambino posto al centro.

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