In questo blog e anche nella vita mi arrabbio spesso con l’antiberlusconismo ossessivo. Perché mi è sempre apparso, fin dal principio, una sorta di contro-culto della personalità che non avrebbe affatto giovato all’opposizione, e anzi ci avrebbe condotto a un berluscocentrismo tale che oggi i più giovani non riescono più neppure a immaginare la politica italiana senza Berlusconi, né a concepire la dialettica democratica come fondamentale per la democrazia. Non ci sono più un governo e un’opposizione, c’è Berlusconi che “vuole lavorare”, e un manipolo di rompicoglioni che gli mette i bastoni tra le ruote. Le cose vengono lette in questo modo.

Il problema, per me, non è la legittimità di questa che io definisco un’ossessione, ma la sua efficacia politica. E mi pare di poter dire, vista la situazione, che la cosa non ha funzionato affatto, e non funzionerà. Si tratta perciò di cambiare sguardo e strategia. E’ in questo che invito me stessa e tutti a esercitarci.

Per quello che mi riguarda, traggo spunti e forza dalla politica delle donne: che, detto in sintesi e malamente, hanno sempre dovuto fare con quel poco o niente che avevano, dando valore a questo poco, e non avendo in apparenza nessuna possibilità politica, essendo state da sempre tenute fuori dalla polis e schiacciate sotto il tallone dagli uomini. Eppure hanno fatto, hanno guadagnato libertà, la polis sono riuscite a cambiarla in modo formidabile, la politica l’hanno fatta lo stesso, creando occasioni per sé stesse e per tutti.

Ecco: chi oggi non si riconosce in questa maggioranza politica, nel modo in cui opera e legifera -per esempio, nelle gravi decisioni di queste ore sulla questione dei migranti- sembra avere poche possibilità “politiche” di esprimere il proprio punto di vista e di influenzare queste decisioni. Come le donne, deve cavarsela con quel poco, pochissimo, con quel nulla che ha. Dalla politica delle donne, che sono state maestre in questo, e dalle sue pratiche ha da imparare.

La prima cosa da imparare, a me pare, e di qui convincersi, è che le possibilità ci sono anche quando l’orizzonte appare chiuso, e che queste possibilità le abbiamo vicine, a portata di mano, nei nostri gesti quotidiani, nel qui e ora della nostra vita di ogni giorno, nella disubbidienza del cuore a quello che non sentiamo giusto, nella libertà di essere da subito quel mondo in cui vorremmo vivere.

Se qualcuno ha idee migliori, che le dica.

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