La letterina all’Europa è piaciuta. Bene! Tra i provvedimenti che dovrebbero rilanciare la crescita c’è anche la sostanziale libertà di licenziamento “per ragioni economiche”. Non è molto chiaro perché Umberto Bossi faccia il ganassa ergendosi a paladino delle pensioni, e poi nemmeno un plissé sul tema licenziamenti (però ribadisce che sul voto decide lui: meno male): ascoltare Radio Padania. I sindacati sono sul piede di guerra in difesa dell’articolo 18: ma che cosa si può fare, ormai? L’Europa ha detto ok, l’accendiamo.

Il presidente Napolitano parla del coraggio di misure impopolari: beh, sarà contento, più impopolare di questa non ce n’è. Altro che regolarizzazione dei precari: qui siamo alla precarizzazione dei regolari. Di motivi economici per licenziare un’azienda ne ha sempre, a iosa, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Intanto a Palazzo Chigi si assume una trentina di persone e più, in deroga al blocco delle assunzioni e nonostante si parli di tagli agli statali. Detto tra parentesi: che cosa ne dite del lauto pasto al Senato, 19 ottobre, a 7 euro e 50? ma  che c’entra con le misure economiche? ci mancherebbe altro!

L’Europa ovviamente raccomanda misure di sostegno -un’indennità di disoccupazione?- per chi resta senza lavoro. Non sa che dalle nostre parti cose del genere non usano. Come per la manovra, che parifica l’età pensionabile delle donne: non è che in cambio siano aumentati sostegni e servizi. Il welfare siamo noi!

Buona giornata, e buon appetito!

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