Sono una ragazza sensibile agli sprechi: spengo le luci accese inutilmente, non lascio correre l’acqua a vuoto. Mi secca molto anche buttare il pane avanzato, ma non ho galline (si possono tenere galline in un condominio metropolitano?). Quelli che fra voi lavorano in una grande azienda soffriranno come ho sofferto io per il riscaldamento a palla in certe sfolgoranti giornate di sole –che in più fa ammalare: ma gli impianti in quegli enormi baracconi non si comandano in pochi minuti-, per l’illuminazione degli uffici, spesso giorno e notte, per gli spazi inutilizzati, i tempi morti e improduttivi, gente che passa giornate su Facebook nell’attesa che qualcuno le dica che cosa deve fare: vite buttate; e in più il tempo perso per raggiungere il posto di lavoro, le strade intasate di macchine alle otto del mattino, l’aria impestata dagli scarichi, il costo sociale dell’infelicità. Cose che sappiamo tutti.
In questi momenti difficili, con il Pil che cala a picco, i bilanci in rosso, il sibilo sinistro delle forbici alle orecchie, mi domando: non verrà in mente a qualcuno che si potrebbe tagliare proprio lì, riducendo i costi di queste cattedrali di vetro e acciaio a ventilazione forzata, approfittando della splendida tecnologia pulita di cui oggi disponiamo, decentrando funzioni e mansioni che non richiedono la compresenza fisica –e oggi sono moltissime-, flessibilizzando gli orari, ottimizzando le prestazioni, smontando definitivamente il fordismo per favorire un ritorno a quel casa-e-bottega che risolverebbe in un colpo solo molti problemi (meno inquinamento, quartieri più vivi e più belli, welfare più leggero, meno infelicità, e per le aziende meno spese)?
Non apro nemmeno il capitolo degli sprechi della politica politicante, di lì non mi aspetto davvero più nulla, se non lo spettacolo indecoroso degli ultimi giorni di Pompei: ma per i privati non sarebbe il momento di attivare certe innovazioni virtuose, passando da un improduttivo, dispendioso e farraginoso modello patriarcal-militare-gerarchico-piramidale, tutte le truppe ritualmente ammassate lì in attesa di comandi, a un modello reticolare, complesso, dinamico, leggero e, ma sì, lasciatemelo dire, femminile?
Del resto ormai da tempo il lavoro non è più cosa per soli uomini.

(pubblicato su Io donna- Corriere della Sera il 30 maggio 2009)

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