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Donne e Uomini, economics, Politica Febbraio 27, 2012

I salari più bassi, i nervi più saldi. E le donne

Se la notizia Eurostat che lo stipendio medio annuo dei lavoratori italiani è tra i più bassi d’Europa (23.406 euro contro i 48.914 di un lavoratore del Lussemburgo, i 44.412 di un  olandese, i 41.00 di un tedesco, i 40.698 di un belga) è uno schiaffo in faccia, l’altra notizia, che i manager italiani guadagnano più di tutti i loro colleghi europei (2,15 milioni di euro, a fronte di una media europea di1,82 milioni) è l’uppercut definitivo.

Riassumendo: gli stipendi più bassi -nemmeno la Grecia-le bollette più alte, gli alti tassi di disoccupazione, il precariato selvaggio, i servizi più scarsi, le tasse a mille, i costi della politica tra i più onerosi, i capi che guadagnano non 10 ma 100 volte più di te -un’oligarchia di vecchi maschi avidi- e l’art. 18 che “non è più un tabù”.

Come facciamo, non si sa. Anzi, si sa. E’ la tenuta delle nostre famiglie, che ci permette di andare avanti. Ed è la fatica immane delle donne, a tenerle in piedi.

La vera notizia sono i nostri nervi saldi, la nostra mitezza, la nostra capacità di sopportare, di incassare, di tamponare, di surrogare, di arrangiarci, di metterci una pezza.

Ma per quanto ancora ci si può contare?

Aggiungo a quello che ho scritto di getto stamattina: le soggette del cambiamento siamo noi. Siamo noi che -in massa critica, che per me non è meno del 50 per cento- possiamo cambiare i partiti, la politica, e quindi il Paese. Perché siamo noi che lo stiamo tenendo su con la nostra abnegazione e che stiamo pagando il prezzo più alto.

Il mio punto di vista è che per l’anno in corso, fino alle prossime elezioni politiche, dobbiamo concentrarci massimamente su questo obiettivo, mettendo tra parentesi il resto. Che non dobbiamo più disperderci in mille rivoli e mille obiettivi. Perché solo da quel cambiamento potranno discendere tutti gli altri: lavoro, welfare, diritti, un’economia più giusta, un Paese meno infelice.

Il tema principe, perciò, per me è questo: la rappresentanza politica: ci ho scritto un libro che uscirà la settimana prossima. Insieme a quello della rappresentazione delle donne, arma letale che serve a infiacchirci e a indebolirci (e su cui ha lavorato soprattutto una di noi, Lorella Zanardo, che riposto qui). Rappresentanza/rappresentazione, i due temi strettamente interconnessi, a cui voglio dedicare le mie migliori energie, coordinandomi strettamente con altre che condividono questo punto di vista.

Qui Lorella Zanardo

http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=10016

 

TEMPI MODERNI Giugno 2, 2009

BARACCONI MANGIASOLDI

Sono una ragazza sensibile agli sprechi: spengo le luci accese inutilmente, non lascio correre l’acqua a vuoto. Mi secca molto anche buttare il pane avanzato, ma non ho galline (si possono tenere galline in un condominio metropolitano?). Quelli che fra voi lavorano in una grande azienda soffriranno come ho sofferto io per il riscaldamento a palla in certe sfolgoranti giornate di sole –che in più fa ammalare: ma gli impianti in quegli enormi baracconi non si comandano in pochi minuti-, per l’illuminazione degli uffici, spesso giorno e notte, per gli spazi inutilizzati, i tempi morti e improduttivi, gente che passa giornate su Facebook nell’attesa che qualcuno le dica che cosa deve fare: vite buttate; e in più il tempo perso per raggiungere il posto di lavoro, le strade intasate di macchine alle otto del mattino, l’aria impestata dagli scarichi, il costo sociale dell’infelicità. Cose che sappiamo tutti.
In questi momenti difficili, con il Pil che cala a picco, i bilanci in rosso, il sibilo sinistro delle forbici alle orecchie, mi domando: non verrà in mente a qualcuno che si potrebbe tagliare proprio lì, riducendo i costi di queste cattedrali di vetro e acciaio a ventilazione forzata, approfittando della splendida tecnologia pulita di cui oggi disponiamo, decentrando funzioni e mansioni che non richiedono la compresenza fisica –e oggi sono moltissime-, flessibilizzando gli orari, ottimizzando le prestazioni, smontando definitivamente il fordismo per favorire un ritorno a quel casa-e-bottega che risolverebbe in un colpo solo molti problemi (meno inquinamento, quartieri più vivi e più belli, welfare più leggero, meno infelicità, e per le aziende meno spese)?
Non apro nemmeno il capitolo degli sprechi della politica politicante, di lì non mi aspetto davvero più nulla, se non lo spettacolo indecoroso degli ultimi giorni di Pompei: ma per i privati non sarebbe il momento di attivare certe innovazioni virtuose, passando da un improduttivo, dispendioso e farraginoso modello patriarcal-militare-gerarchico-piramidale, tutte le truppe ritualmente ammassate lì in attesa di comandi, a un modello reticolare, complesso, dinamico, leggero e, ma sì, lasciatemelo dire, femminile?
Del resto ormai da tempo il lavoro non è più cosa per soli uomini.

(pubblicato su Io donna- Corriere della Sera il 30 maggio 2009)