Le uniche bombe a scuola che io abbia in mente -le uniche della mia vita, ce ne saranno state certamente altre, ma non come queste di Brindisi stamattina, davanti all’istituto tecnico Morvillo Falcone– sono state quelle del 20 ottobre 1944. Il fuoco amico britannico che ha bombardato, a pochi mesi dalla fine della guerra, il quartiere di Milano dove viveva la famiglia di mio padre. Centinaia di morti, duecento solo i bambini della scuola elementare. Anche mia nonna rimase lì sotto, in quella tersa giornata di sole. Io non ero ancora al mondo, mio padre aveva appena 16 anni e visse il resto della sua vita con la sindrome del sopravvissuto. Quella tragedia ha profondamente segnato anche la mia esistenza.

Quando si mettono bombe in una scuola com’è accaduto oggi, e chiunque sia stato -la grande criminalità organizzata? balordi del posto? o altri?- e anche ammettendo che la chiave di lettura sia locale, il fatto indica qualcosa che sta succedendo a tutti. Parla di un odio che sta traboccando, senza più argini che lo contengano: nemmeno la mafia si spinge a tanto. Parla di un clima globale che consente un simile atto di guerra.

Certo: non sarebbe la stessa cosa se anziché balordi locali fossero stati grandi criminali -oggi fa tappa a Brindisi la “carovana” contro la mafia- o addirittura terroristi. Benché spesso, nella nostra storia recente, sia stato difficile separare con nettezza le responsabilità, inestricabilmente intrecciate.

Ma non c’è bisogno di attendere l’esito dell’attività degli inquirenti per vedere in questa tentata strage -due ragazze morte e 6 feriti- una prevalenza del male, qualcosa che sta assediando tutti e che ci attraversa.

Il male però è banale, e può essere fermato dalla consapevolezza. Per questo possiamo farci qualcosa tutti. Come scrive Hanna Arendt, “la mia opinione è il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici, ed nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua “banalità”… solo il bene ha profondità e può essere integrale”.

 

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