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Donne e Uomini, economics, giovani, Politica, sud Gennaio 17, 2013

MacroNord e MacroSud

 

Non vi nasconderò, amiche e amici, che questa idea della Macroregione del Nord -Piemonte, Lombardia, Veneto e staterelli annessi-  che si tiene il 75 per cento delle tasse, provvede a darsi i suoi propri servizi sostituendosi in buona parte allo Stato -sanità, scuola, assistenza ecc.-, che chiede uno statuto speciale eccetera, insomma, una secessione sostanziale, qui in Nordland sta riscuotendo un certo successo. Anche se poi sono tanti anni che sentiamo parlare di federalismo e cose simili e non è mai successo niente, e non è escluso che anche stavolta siano le solite chiacchiere e distintivi.

Perché poi una domanda sorgerebbe spontanea: avendo tanti in Regione Lombardia rubato alla grande, gente da cui non si comprerebbe mai un’auto usata, voi le affidereste il 75 per cento dei soldi che ci vengono mensilmente trattenuti in busta paga, più o meno la metà, salvo conguaglio? Insomma: ne avremmo, noi di Nordland, qualche pur egoistica convenienza, o ce l’avrebbero solo coloro che andranno ad amministrare la macroregione e i loro clientes? E poi ne sorge un’altra: se già oggi che siamo regioni a statuto ordinario e non tratteniamo una così cospicua quota-tributi siamo così appealing per la grande criminalità organizzata, con particolare riferimento alla ndrangheta (la mafia in Lombardia fa redditi per 10 milioni al giorno), che cosa capiterebbe se il giro di soldi pubblici levitasse? Dovremmo tutti comprarci un canne mozze (magari con incentivi regionali)?

Nel frattempo, però, si può dire che quello che capita al Nord forse sta capitando un po’ meno al Sud, parzialmente alleggerito nella sua quota-criminalità. Che l’immagine perfino un po’ olegrafica del Sud mafioso si va scolorendo, e forse qualche maggiore spazio di inziativa lì si apre. Consiglierei quindi, e in particolare ai giovani della “restanza” meridionale: invece di preoccuparsi per l’eventualità di un Macronord, di cominciare a pensarsi come un Macrosud. Di coordinarsi, di dare vita a iniziative unitarie -qualcosa vedo già muoversi, anche sul fronte informativo-, di immaginare se stessi come possibile baricentro della rinascita anche economica del Paese, di approfittare della libertà e dello spazio di manovra che può dare non essere oggetto di interesse per nessuno.

Voi avete il Mediterraneo, la madre di ogni civiltà.

Lasciatevi ispirare nella vostra azione da quello che hanno fatto le donne: senza soldi, oppresse dal dominio, messe ai margini, senza rappresentanti elette, hanno scaravoltato il mondo (approfittare dell’assenza, come l’ha definito qualcuna).

Si può fare.

 

 

AMARE GLI ALTRI, TEMPI MODERNI Maggio 19, 2012

Banali bombe a scuola

 

Le uniche bombe a scuola che io abbia in mente -le uniche della mia vita, ce ne saranno state certamente altre, ma non come queste di Brindisi stamattina, davanti all’istituto tecnico Morvillo Falcone– sono state quelle del 20 ottobre 1944. Il fuoco amico britannico che ha bombardato, a pochi mesi dalla fine della guerra, il quartiere di Milano dove viveva la famiglia di mio padre. Centinaia di morti, duecento solo i bambini della scuola elementare. Anche mia nonna rimase lì sotto, in quella tersa giornata di sole. Io non ero ancora al mondo, mio padre aveva appena 16 anni e visse il resto della sua vita con la sindrome del sopravvissuto. Quella tragedia ha profondamente segnato anche la mia esistenza.

Quando si mettono bombe in una scuola com’è accaduto oggi, e chiunque sia stato -la grande criminalità organizzata? balordi del posto? o altri?- e anche ammettendo che la chiave di lettura sia locale, il fatto indica qualcosa che sta succedendo a tutti. Parla di un odio che sta traboccando, senza più argini che lo contengano: nemmeno la mafia si spinge a tanto. Parla di un clima globale che consente un simile atto di guerra.

Certo: non sarebbe la stessa cosa se anziché balordi locali fossero stati grandi criminali -oggi fa tappa a Brindisi la “carovana” contro la mafia- o addirittura terroristi. Benché spesso, nella nostra storia recente, sia stato difficile separare con nettezza le responsabilità, inestricabilmente intrecciate.

Ma non c’è bisogno di attendere l’esito dell’attività degli inquirenti per vedere in questa tentata strage -due ragazze morte e 6 feriti- una prevalenza del male, qualcosa che sta assediando tutti e che ci attraversa.

Il male però è banale, e può essere fermato dalla consapevolezza. Per questo possiamo farci qualcosa tutti. Come scrive Hanna Arendt, “la mia opinione è il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici, ed nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua “banalità”… solo il bene ha profondità e può essere integrale”.

 

Politica Marzo 24, 2011

UNA FATICA CHE NON VI DICO

il neoministro dell'agricoltura saverio romano

Non so se il Presidente Napolitano abbia fatto la cosa giusta, non so se anziché nominare il nuovo ministro dell’Agricoltura Saverio Romano e poi esprimere “riserve sull’opportunità politico-istituzionale” non sarebbe stato meglio non nominare tout court, dicendo qualcosa tipo: prima si chiarisca la posizione di Romano, in attesa di archiviazione per concorso esterno in associazione mafiosa e indagato per corruzione -niente meno- prima si attenda l’archiviazione, poi si vedrà.

Non so se per chi fa il politico in Sicilia sia quasi normale essere coinvolto a qualunque titolo in qualche procedimento per mafia. So solo che io non sono indagata per mafia e corruzione, e voi nemmeno. Che c’è un sacco di gente in questo paese che non lo è, ed è anche capace e competente. Uomini e donne. Che c’è qualcosa di inquietante nel fatto di non ritenere inopportuna quella nomina, nello scegliere un indagato tra i tanti che probabilmente sarebbero stati adatti all’incarico. Perché lui, a ogni costo, contro ogni senso dell’opportunità? Che magari, anzi certamente, verrà prosciolto da ogni accusa, e tutti ce lo auguriamo.

Ma stamattina provo una fatica e una rabbia a vivere e a lavorare, e a dire a mio figlio che deve studiare ed essere onesto e perbene, provo una fatica che non vi dico.