Carla Bruni (Lapress)

Carla Bruni (Lapress)

Carla Bruni Sarkozy esprime a “Le Journal du Dimanche” alcune opinioni perfettamente condivisibili. Dice che la battuta di Berlusconi su Obama non gli è piaciuta affatto. Dice che spesso si sente “molto felice di essere diventata francese”. Racconta di quando, una quindicina di anni fa, si è trovata con Naomi Campbell nel South Carolina per un servizio fotografico, “e abbiamo sempre pranzato nella nostra roulotte, anche se lì vicino c’era un buon ristorante. Naomi non l’avrebbero mai fatta entrare, perché di pelle nera. Veder vincere Obama è stata quindi una gioia immensa”. Aggiunge che “il potere ha spesso avuto la stessa testa, uomini bianchi e piuttosto vecchi (vedi due post sopra, ndr). Le abitudini, alla fine, diventano una sclerosi… Mio marito non è Obama. Ma i francesi hanno votato per il figlio di un immigrato ungherese, il cui padre ha un accento, la cui madre è di origine ebrea, e ha sempre rivendicato di essere un po’ un francese venuto da altrove”.

Risponde (ancora lui) il senatore Cossiga, bianco e decisamente anziano, e negli ultimi tempi loquace in

Francesco Cossiga

Francesco Cossiga

modo imbarazzante, rischiando l’incidente diplomatico: ”Anche noi italiani siamo ben lieti che Carla Bruni non sia piu’ italiana, anzi siamo addirittura felici! Ma chissa’ che un giorno Carla Bruni’ non sia costretta dalla sua burrascosa vita a richiedere la cittadinanza italiana!”.

Noi italiani chi? Chi ha mai autorizzato il senatore Cossiga, legittimato come tutti a esprimere le proprie pur incresciose opinioni, a parlare in rappresentanza di altri? La signora Sarkozy dice opportunamente “io”. E lo faccio anch’io. Per dire che “io”, italiana, non la penso affatto come lui, e non gli ho firmato alcuna delega in bianco. Io, italiana, sono molto preoccupata per le stupidaggini che va dicendo, lui e non solo lui, e dei danni che queste stupidaggini possono produrre al nostro paese. E anche a me personalmente: chi viaggia spesso per lavoro capisce bene quello che intendo.

Qui non è più garantito neppure il minimo buon senso.

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