don alberto barin, cappellano di san vittore, arrestato per violenze sessuali

Una cosa alla “Sleepers”, il terribile film di Barry Levinson che racconta la storia di 4 giovanissimi detenuti costretti a subire le violenze delle guardie carcerarie. Un ennesimo colpo per Milano, la vicenda di don Alberto Barin, 51 anni, da 15 anni cappellano nel carcere di San Vittore, accusato di aver violentato almeno 6 giovani detenuti in cambio di piccoli miserabili favori, dal dentifricio alle sigarette alla promessa di una parola buona per migliorare le condizioni di vita all’interno del carcere.

Barin ora è a sua volta detenuto, non a San Vittore ma nel carcere di Bollate. L’accusa è violenza sessuale continuata e pluriaggravata, e concussione. Oltre che dalle testimonianze dei giovani violentati, tutti ragazzi stranieri tra i 22 e i 28 anni, i reati sarebbero documentati anche da videocamere piazzate all’interno del carcere e nell’abitazione del sacerdote. Secondo l’accusa, Don Alberto dava anche pareri sulle scarcerazioni a beneficio di chi «era gentile» con lui. Non essere “gentili”, quindi, poteva costare caro.

La Curia di Milano ha espresso “il proprio sconcerto e il dolore per l’arresto di don Alberto Barin e per i fatti che al cappellano della Casa circondariale di san Vittore sono contestati”, manifestando “massima fiducia nel lavoro degli inquirenti e la disponibilità alla collaborazione per le indagini».

Ma la Chiesa dovrebbe fare molto di più: aprire una profonda riflessione sulla radicale mancanza di carità (agàpe) di quei molti sacerdoti che per praticare perversamente una sessualità negata approfittano della situazione di soggezione e debolezza dei minori -anagraficamente intesi, o resi tali da privazioni come abbandono, povertà o detenzione, condizioni che spesso coincidono- .

Interrogarsi, quindi, sull’oggettiva impossibilità di essere casto per un maschio adulto e sano, e sui drammi provocati da questa costrizione. Far cadere definitivamente il velo dell’ipocrisia, che avviluppa e colpevolizza le molte, moltissime vittime. Le molestie e le violenze sui minori da parte dei sacerdoti non sono casi-limite, ma esperienze piuttosto frequenti. Moltissimi e moltissime tra noi ci sono passati. E’ capitato anche a me. E posso tranquillamente affermare che sarei stata -e sarei tuttora- assai disapprovata e perfino non creduta se rivelassi ai parrocchiani quello che mi è capitato.

Oltre 4.000 casi di violenze di ecclesiastici su minori sono state denunciate alla Congregazione per la dottrina della fede. E’ solo la punta di un orribile iceberg. Nel febbraio scorso, nel suo messaggio al Simposio Internazionale, papa Benedetto XVI ha auspicato che la cura e la “guarigione” delle vittime degli abusi compiuti da religiosi su minori sia una “preoccupazione prioritaria per la comunità cristiana”. Ma supportare le vittime non basta. Gli abusi devono cessare, e si deve intraprendere ogni azione necessaria in questo senso. 

Cominciando con una franca e aperta riflessione sulla propria sessualità da parte degli uomini di Chiesa.

Anche questa è violenza maschile.

 

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