Mentre noi tutti siamo qui alle prese con l’arrosto o la lasagna, il Pdl sta cucinando patate roventi come la candidatura di Cosentino e di Dell’Utri. Domani tutte quante le liste saranno depositate, e potremo fare un bilancio: con il blocco imposto dall’immondo porcellum, sapremo con quasi matematica certezza chi andremo a eleggere.

Qualcosa si può già dire: un parziale rinnovamento c’è stato, soprattutto dove si sono svolte primarie. Anche se i listini dei segretari hanno garantito sopravvivenza politica a troppi veterani, e le stesse primarie, svoltesi con una tempistica drammatica, hanno di fatto tagliato fuori le candidature civiche: è passato quasi soltanto se non esclusivamente chi poteva avvalersi dell’apparato di partito. Quindi rinnovamento sì, ma in grandissima parte interno, con ingresso massiccio di funzionariato locale e con scarso apporto di talenti e competenze esterni.

Il nostro futuro Parlamento dovrebbe essere certamente più giovane e più femminile: quanto alle donne che saranno effettivamente elette, al buio azzarderei un 35 per cento, che è un quasi raddoppio della percentuale attuale. Quindi il danno del monosex sui 60 anni è senz’altro ridotto.

Un po’ di inquisiti ce li siamo levati di torno, ma incredibilmente non tutti. C’è poi un’imbarazzantissima e cospicua presenza di parenti e famigli un po’ in tutti i partiti, dall’Udc -la famiglia Casini è stra-rappresentata- al Pd (i casi più indigeribili quelli di Marietta Tidei, figlia del sindaco di Civitavecchia, e quello di Fabrizia Giuliani, moglie del consigliere laziale Claudio “spese pazze” Mancini, il quale per aver danneggiato i cittadini evidentemente va premiato, candidata che non è nemmeno passata per primarie e che a Milano resta un Ufo, mai vista né sentita, totalmente assente dalla campagna elettorale, sapremo qualcosa di lei solo dopo averla obbligatoriamente eletta). La sorte di parente “segnaposto” lautamente retribuita tocca per ovvi motivi soprattutto alle donne: ragione per la quale la percentuale di elette sarà appesantita da una quota non insignificante di mogli di e figlie di. L’Espresso in edicola dedica al tema la sua cover story ed elenca tutti i nomi.

In definitiva direi questo: potrà andare meglio al prossimo giro, che secondo gli analisti, ahinoi, non sarà troppo lontano. I bookmaker non scommettono oltre i due anni di legislatura, dato l’alto rischio di ingovernabilità. Speriamo allora di poterci liberare, eventualmente esprimendo preferenze, o tramite primarie meno convulse, del più dei derogati e dei veterani -è incredibile vedere ancora quelle facce a Ballarò e dintorni-, di poter arginare il familismo, che è la causa principale della nostra arretratezza civile, di poter dare un’accelerata al rinnovamento vero.

E speriamo che nei primi cento giorni di legislatura si provveda: a) a cambiare la legge elettorale (ci credo poco); b) a dimezzare il numero del parlamentari (ci credo pochissimo); c) a ridurre in modo drastico i costi della politica, stipendi, emolumenti e spese (ci credo ancora di meno). E’ su questi tre punti che tutti insieme, di qualunque parte e opinione, dovremo battagliare.

Perché non so se lo sapete, ma vi informo, che per sostentare la Camera (non sto parlando di stipendi, ma solo di spese di gestione), nel 2012 della crisi abbiamo speso 124 MILIONI di euro. Suddividendo la spesa per il numero dei parlamentari, significa che la gestione della sola camera ci è costata tra gli 850 e i 1000 euro A DEPUTATO OGNI GIORNO. Questi continuano a fare finta di niente.

IN UN SOLO SEMESTRE 2012 (uso questo maiuscolo anti-netiquette perché sto urlando di disperazione e di rabbia) per fare qualche esempio, abbiamo speso: 200 mila euro per TRASLOCHI E FACCHINAGGI, 500 mila euro di CONSULENZE, 500 mila euro per la BIBLIOTECA, 2 MILIONI e 400 mila euro per il CONDIZIONAMENTO, 180 mila euro per il CERIMONIALE, più di 2 MILIONI di euro per acquisto SOFTWARE (programmi informatici). IN UN SOLO SEMESTRE e SOLO PER LA CAMERA! (qui il link della Camera con tutto il rendiconto, divertitevi!)

Torno in cucina, amiche e amici.

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