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Vista ieri sera interessante puntata di La storia siamo noi di Giovanni Minoli dedicata all’avventura politica di Bettino Craxi. Forse un po’ frettolosa la parte dedicata alla degenerazione del craxismo, al dilagare della corruzione nel partito e alle responsabilità del leader in quel processo rovinoso. Ricordo di aver visto, alcuni anni fa, e mai più rivisto una notevole intervista a Bettino in esilio, con importanti note di autocoscienza circa i propri errori: il racconto e l’analisi di una caduta, le riflessioni circa la fulminante parabola che l’aveva personalmente travolto, l’amarezza per il proprio destino e l’occasione storica definitivamente perduta.

Anch’io, seguendo la trasmissione, e da milanese quale sono, venuta su da quello stesso humus, socialista riformista nel midollo, anche se mai in cabina elettorale, oltre che umana compassione ho provato amarezza per l’occasione politica perduta e per il cammino brutalmente interrotto. Ho pensato che al sacrificio non è certo seguita, come molti speravano, una “rivergination” politica, e anzi che la corruzione, da pratica diffusa è diventata diffusissima, pressoché scontata (oggi fa quasi ridere il “mariuolo” Mario Chiesa).

Non so se siamo pronti per via Bettino Craxi. Prima o poi capiterà, forse è ancora presto. Di sicuro non è presto per discuterne, e senza ipocrisie. I lutti vanno elaborati per poter continuare a vivere. Vale anche per un lutto storico com’è stato questo, non soltanto per i socialisti, ma per tutti. Capire fino in fondo Craxi ci aiuterebbe anche a comprendere meglio il nostro presente politico, che di quel momento storico può apparire a tratti come un revenant, o una parodia.

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