Qualche considerazione sull’amara sconfitta di Felice Casson, magistrato integerrimo, scopritore di Gladio, in lotta contro la corruzione e contro gli avvelenatori di Porto Marghera e candidato sindaco del centrosinistra a Venezia.

1. Casson ha perso perché ha perso il Pd (-12 punti percentuali), diventando il terzo partito a Venezia. La città va al centrodestra di Luigi Brugnaro, detto il Berluschino -da alcuni anche il Renzino- con il 53.2 per cento dei consensi contro il 46.7 di Casson.

2. dopo più di vent’anni di amministrazione di centrosinistra il Pd cola a picco per almeno due ragioni: una locale, lo scandalo Mose che ha travolto il sindaco di centrosinistra Giorgio Orsoni, costato ai veneziani l’umiliazione bruciante del commissariamento; una nazionale: l’ardita operazione renziana del Partito-Nazione non paga. Quando la destra, come qui e nel caso ligure, è coesa e unita, si riprende i suoi voti. Tra la copia e l’originale sceglie l’originale. Il Partito-Nazione quindi perde sia a destra sia a sinistra, fermandosi a Venezia a un miserabile 16 per cento (il Pd perde anche la roccaforte di Arezzo, Nuoro, Matera, Chieti, Lamezia Terme e Fermo).

3. Casson avrebbe potuto vincere al ballottaggio se il M5Stelle lo avesse sostenuto. Ma non è bastato che Casson sottoscrivesse i 5 punti proposti dai grillini, e che si impegnasse contro le grandi navi in Laguna. Il M5Stelle ha scelto nuovamente il no. L’effetto Podemos (la nuova sindaca di Madrid Manuela Carmena governa grazie all’alleanza tra Podemos e i socialisti) non c’è stato. Il M5Stelle non è Podemos, o meglio, il M5Stelle è Non-Podemos, inchiodato al negazionismo infantile di una fase destruens che non si chiude mai, all’inseguimento di un onnipotente maggioranza assoluta. Per chi continua a pensare ai 5 Stelle come a una formazione di sinistra -nonostante le sue dichiarate simpatie per l’ultradestra di Farage- è la definitiva disillusione.

4. Casson -forse- avrebbe potuto vincere se l’astensionismo non avesse raggiunto il 50 per cento: metà delle veneziane e dei veneziani non è andata a votare. A livello nazionale è andata anche peggio, i votanti sono ormai la minoranza dei cittadini, sotto il 50 per cento, nonostante la battaglia per il sindaco sia politicamente tra le più coinvolgenti. Quindi più di un elettore su due non va a votare. E non è difficile capire perché, con particolare riguardo al Pd: se la gente ti vota su un programma e tu ne realizzi un altro, se diventa chiaro che la voce e la volontà e il voto dei cittadini non contano un accidente di niente, se è proprio il partito dei lavoratori a tirarti la sberla dell’abolizione dell’art. 18, be’, anziché alle urne meglio andare a farsi un onesto spritz (o, a Matera, un piatto di lagane e ceci). 

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