Goya

Una lettrice, con cui ho da tempo uno scambio via email, mi scrive che ha perso suo padre dopo una lunga malattia.

Il premio Nobel per la chimica Ilya Prigogine ha spiegato che la vita è una struttura dissipativa. In  poche parole, un momentaneo stato di ordine dell’energia, che va a opporsi all’entropia e al caos. Almeno finché quest’ordine apparente e provvisorio dura. Finché l’onda caotica non lo riporta in sé.

Quando qualcuno muore, al suo posto resta un buco in cui lo scambio di energia si fa vorticoso. Dall’ordine si torna al disordine, che travolge anche quelli che restano, e in parte muoiono un insieme al loro caro. Dall’organizzazione si passa violentemente alla disorganizzazione, e il dolore esprime tutta la fatica di resistere al terremoto, aggrappati a quel poco che è rimasto in piedi. Il tempo del lutto è quello che serve a lasciar precipitare tutto quello che è stato violentemente agitato. Le energie devono potersi riorganizzare in un nuovo ordine, suggellato dal ritorno delle illusioni e di un po’ di incanto.

Se la vita è energia organizzata, come dice Prigogine, se siamo solo un attimo di ordine, diventa chiaro a che cosa servono le regole e le tavole della legge che ci diamo, argine contro il disordine. Ma si capisce anche perché a quella caotica energia che origina l'”anomalia” della vita dobbiamo restare in qualche modo timorosamente e consapevolmente connessi. In altre parole, perché non possiamo vivere senza Dio.

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