Mi sento così mortificata, ogni volta che mi chiedono un curriculum. Ho fatto questo, questo e quest’altro. Come esporre le proprie grazie al mercato. Io che poi le date non le ricordo mai. Mi immagino una ragazza o un ragazzo al principio di tutto, con quelle tre-quattro cose da dire, ho studiato qui, ho lavorato per un mese là, saprei fare questo, questo e quest’altro.

Così, all’infinita tristezza curricolare e a tutti quelli che ne devono compilare uno per trovare lavoro dedico questa bella poesia di Wistawa Szymborska che qualcuno mi ha spedito online.

Se un curriculum è triste, figuratevi un curriculum polacco.

SCRIVERE IL CURRICULUM

Che cos’e’ necessario?

E’ necessario scrivere una domanda,

e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si e’ vissuto

il curriculum dovrebbe essere breve.

E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.

Cambiare paesaggi in indirizzi

e malcerti ricordi in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,

e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.

I viaggi solo se all’estero.

L’appartenenza a un che, ma senza perché.

Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,

cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore

e il titolo che il contenuto.

Meglio il numero di scarpa,

che non dove va colui per cui ti scambiano.

Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.

E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.

Cosa si sente?

Il fragore delle macchine che tritano la carta.