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voto segreto

diritti, Donne e Uomini, economics, italia, Politica, questione maschile Luglio 17, 2014

Cognome e nome: Questione Maschile

Dice il senatore Ignazio La Russa che quando si voterà -se si voterà- la legge sul doppio cognome, lui potrebbe proporre il voto segreto. Il voto segreto è l’escamotage classico grazie al quale nelle nostre istituzioni rappresentative non riescono a passare tutte quelle innovazioni -o azioni positive- che consentirebbero al Paese di liberarsi dal peso di quella questione maschile a cui è riconducibile il più della nostra arretratezza e perfino il nostro basso Pil: -12 punti, secondo l’Ocse, è questo il prezzo del nostro maschilismo feroce.

E’ capitato più volte sulla doppia preferenza di genere o sui meccanismi di riequilibrio della rappresentanza, e potrebbe capitare anche su questa storia del cognome: al riparo del voto segreto, senza metterci la faccia -vergogna più che eloquente- i maschi possono difendere trasversalmente, dal Pd a FI, i propri privilegi.

Europa o non Europa -che ci obbliga a rimuovere la discriminazione- a destra e a sinistra, l’impianto patriarcale della famiglia viene difeso a spada tratta, e il dibattito alla Camera sul doppio cognome, o sulla possibilità del solo cognome materno, viene rinviato a chissà quando.

Il fatto che ci siano “ben altri” problemi è una sciocchezza assoluta. Un voto non comporta la distrazione da tutto il resto. E tutto il resto -lo sviluppo zero, la natalità quasi-zero, l’invecchiamento record, l’incapacità di innovare, il Pil inchiodato- è legato a filo doppio ai colpi di coda di questo patriarcato che non vuole mollare, che non intende capire che è già morto.

 

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Febbraio 8, 2014

Italicum: voto segreto contro il 50/50. Vigilare!

Un selfie per la campagna di Se Non Ora Quando Factory: "Se non è paritaria, non è democrazia".

Un selfie per la campagna di Se Non Ora Quando Factory: “Se non è paritaria, non è democrazia”

Martedì 11 comincia alla Camera l’esame degli emendamenti sulla legge elettorale. Tra gli emendamenti, quelli che riguardano la democrazia paritaria e la rappresentanza di genere.

Al momento il testo contiene una norma “farlocca” sul 50/50, di pura facciata, che certamente non garantirebbe il 50 per cento delle elette. Se la legge restasse com’è, dall’attuale 30 per cento si potrebbe retrocedere al 20-25, le solite quote da ultimi posti nelle classifiche del Gender Gap. In Tunisia, dove la legge è simile e i capilista erano tutti uomini, le donne sono il 26 per cento. Se invece passasse uno solo dei due emendamenti fondamentali la situazione resterebbe invariata: 30/31 per cento. Se passassero entrambi si arriverebbe al 40 per cento.

Pochi avrebbero il coraggio di respingere a viso aperto gli emendamenti trasversali -e anche quelli presentati singolarmente- che chiedono l’alternanza uno-a-una (e non due-a-una) e prevedono il 50 per cento dei capilista, pena la decadenza delle liste. La cosa più facile, come è già capitato più volte nel nostro Paese supermacho -quando, per esempio, la ministra Prestigiacomo si vide bocciare una proposta di riequilibrio della rappresentanza, ma anche più recentemente, in Regione Sicilia–  è la sparatoria a voto segreto.

Purtroppo i regolamenti prevedono questa possibilità: oltre che per le questioni di coscienza, si può richiedere voto segreto anche sulla legge elettorale. Bastano 30 firme di parlamentari.

Pia Locatelli, parlamentare socialista eletta nelle liste di coalizione del centrosinistra, dice che il clima è tutt’altro che propizio. L’entusiasmo trasversale dell’inizio, che aveva visto parlamentari di varie parti politiche muoversi all’unisono sulla questione, sembra in fase calante.

“Alcune, anche nel Pd, hanno ritirato il piede dall’acceleratore” spiega Locatelli. “Dicono che non si può rischiare di far saltare l’accordo proprio su questi temi”.

Perché? Sono forse temi di poco conto?

“Per me l’appartenenza al genere viene prima dell’appartenenza di partito. Ma mi ci sono voluti 40 anni per arrivarci. Altre privilegiano la fedeltà alla squadra e ai capicorrente”.

Ha sentito qualcuno esprimere l’intenzione di chiedere il voto segreto?

“No. Ed è proprio questo silenzio a preoccuparmi. Se la questione non viene affrontata a viso aperto, vuole dire che le cose si stanno muovendo nell’ombra”.

Chi potrebbe metterci la faccia e chiedere il voto segreto?

“Per esempio qualche parlamentare della Lega: è il gruppo più maschile. Ma forse anche qualcuno fra i 5 Stelle: ho sentito Alessandro Di Battista esprimersi contro le azioni positive che servirebbero, a suo dire, solo per fare eleggere mogli, amiche e parenti”.

E il Pd?

“Mi sentirei di escludere che parlamentari Pd possano firmare per il voto segreto. Ma non che, al riparo da occhi indiscreti, possano contribuire ad affossare gli emendamenti. La mano sul fuoco non ce la metto. Una donna in più è un uomo in meno: vale anche per il Pd“.

 

per partecipare alla campagna di Se Non Ora Quando

-qui l’appello– mandate anche voi a

iocisono.demoparitaria@gmail.com

una foto con la scritta: 50/50. Se non è paritaria, non è democrazia)

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Febbraio 6, 2014

50/50: voto palese, o si torna indietro

Come abbiamo già sperimentato più volte, con il voto segreto il 50/50 nelle liste elettorali non ha alcuna  possibilità di passare.

Condivido l’appello di Se non ora quando alle parlamentari di tutti i partiti, alle quali chiede di “lavorare per ottenere il voto palese sull’emendamento che riguarda l’alternanza reale uomo donna nelle liste elettorali”.

“E’ chiaro”, prosegue l’appello “che, così com’è concepita ora la nuova legge elettorale, nonostante quello che si dice, garantirà la presenza solo a pochissime donne, segnando un pericoloso passo indietro. E’ chiaro a tutte che con il voto segreto l’emendamento non passerà. La situazione sarà particolarmente dura anche perché con l’eliminazione del Senato e il ridimensionamento della Camera pochi saranno i posti e in questa situazione le donne saranno le prime ad essere eliminate.

Non ci facciamo illusioni, ora non vale più l’obbedienza che, ahimè, le donne hanno sempre dimostrato ai loro partiti, non vale aspettare ordini. Non fatevi confondere dagli insulti, dal sessismo becero che in questi giorni occupa la scena, non fatevi distrarre dalle tentazioni del lamento e del vittimismo, adesso c’è da fare un’azione politica a mente lucida.

Un Parlamento con 30% di donne lo può fare e lo deve fare. Lavorare trasversalmente al voto palese per l’emendamento sulla democrazia paritaria è una buona azione politica, perché se si vincerà il paese guadagnerà un governo equilibrato, se si perderà tutto sarà più chiaro: chi è con noi, chi è contro di noi e nella verità ci si muoverà meglio per il futuro. Quindi si vincerà comunque, è quello che vi deve dare coraggio.

Fino ad ora sono sempre state le donne esterne a dare forza alle donne impegnate nei luoghi istituzionali, non pochi sono stati gli incontri virtuosi che hanno reso più civile questo nostro Paese. Questa volta, però, il gioco è nelle vostre mani. E’ una partita importante per tutte.

Vogliamo un Paese migliore di quello che abbiamo, noi crediamo che uomini e donne veramente insieme, e non al seguito le une degli altri, lo possano migliorare. Una delusione sarebbe fatale per voi, per noi, per tutte. 

aggiornamento 7 febbraio ore 21: “Si fanno sempre piu’ consistenti le voci secondo le quali sugli emendamenti della legge elettorale che riguardano la parita’ di genere verrebbe richiesto il voto a scrutinio segreto. Questo nasconde l’ipocrisia di chi a parole sventola la bandiera della democrazia paritaria, ma in realta’ vuole affossarla”. Cosi’ Pia Locatelli, presidente onoraria dell’ Internazionale socialista donne e parlamentare del Psi. “E’ chiaro che in questo modo, forti dell’anonimato, i deputati uomini, che sono la maggioranza, voteranno contro: un seggio in piu’ per una donna, infatti, e’ inevitabilmente un seggio in meno per un uomo. Certo per ammetterlo ci vuole coraggio, e alcuni uomini, per fortuna non tutti, evidentemente preferiscono il segreto dell’urna a una sfida aperta che forse li vedrebbe perdenti. Diciamolo allora chiaramente, mettendoci la faccia – ha concluso la deputata socialista – e piantiamola di riempirci la bocca di belle dichiarazioni di intenti che svaniscono alla prova dei fatti”.

Come volevasi dimostrare.

Donne e Uomini, Politica Marzo 30, 2011

ECCO I NOMI

Montalbano sono!

Ecco i nomi dei parlamentari regionali siciliani, i famosi machi siculi, che hanno chiesto lo scrutinio segreto nel voto sulla doppia preferenza di genere. A occhio, se tanto mi da tanto, sono 13 dei 38 maschioni che hanno votato contro, per tenersi una regione tutta maschia e non rischiare di dover lasciare il cadreghino (la seggiuzza, credo, in idioma locale) per cederlo a una donna.

Prendetene nota, nel caso si dovessero candidare al Parlamento nazionale, e diffondete tra amiche e amici siculi.

Arrivederci alle urne, onorevoli! Per vostra sfortuna, le donne votano!

GRECO (GRUPPO MISTO)

ARICO’ (FLI)

CASCIO SALVATORE (PID)

CORONA (PDL)

CURRENTI (FLI)

D’ASERO (PDL)

DI MAURO (MPA)

FALCONE (PDL)

FEDERICO (MPA)

LEANZA EDOARDO (PDL)

MINEO (FORZA DEL SUD)

POGLIESE (PDL)

Non votateli più!