Browsing Tag

vecchi

AMARE GLI ALTRI, Corpo-anima, Politica Ottobre 31, 2010

LETTERA A UN VECCHIO DI NOME SILVIO

Signor Presidente del Consiglio,

sono abbastanza vecchia da non poter più aspirare a essere selezionata per i suoi party a Villa San Martino, ma anche abbastanza giovane da poter essere sua figlia (per bontà divina non lo sono). Quelle ragazze sono mie figlie, e lei è il loro nonno. Lei dice di aver diritto a godersi la vita, ma anche quelle ragazze hanno diritto a godersela. Se sua figlia o sua nipote, per godersi la vita, per trovare un posto nel mondo, o per legittima per quanto malriposta ambizione, dovessero danzare e spogliarsi per un vecchio quale lei è, o perfino accomodarsi tra le sue braccia, lei di sicuro ne soffrirebbe molto. Che queste ragazze siano minorenni o maggiorenni è un fatto che riguarda la legge. Ma anche se avessero  25 anni, rimarrebbe aperta una seria questione di coscienza.

Signor Presidente del Consiglio, attualmente lei gode ancora del consenso della maggioranza degli italiani, ma questo non la dispensa dalla più elementare legge morale, che è quella di non fare del male a chi è indifeso, e di non approfittare di chi si trova in una situazione di bisogno. Se quelle ragazze vengono ai suoi party, Presidente, non è perché la trovino attraente, ma solo perché sperano di ricavarne qualche vantaggio. Per qualunque donna giovane e feconda, non si faccia illusioni, il contatto con un uomo vecchio è ripugnante. Senza eccezioni. Lei compreso. Questo può essere molto doloroso per un uomo che provi ancora il desiderio di una donna, contravveleno alla paura della morte che si avvicina. A quanto ci viene raccontato da molta letteratura, da vecchi il desiderio può essere ancora lancinante, e perfino disperato. Ma vi è la possibilità che il dispositivo della coscienza sia più forte, che il desiderio venga sublimato, che l’istinto di proteggere chi è più piccolo, come quelle quasi-bambine, abbia la meglio. Su questa possibilità e su questa speranza basiamo grande parte del patto umano.

Ci sono anche i ragazzi, non solo le ragazze, a cui da molti anni, praticamente da quando sono al mondo, lei offre un modello di relazione tra uomini e donne basato sullo scambio sesso-potere-denaro. I suoi figli e i suoi nipoti, che la osservano, e si sentono certamente mortificati dal suo lassismo.

Signor Presidente, molti osservatori concordano sul fatto che il tempo del suo premierato è in scadenza, che siamo agli ultimi giorni di Pompei, e si sa che un impero alla sua fine esprime quasi sempre un collaterale degrado morale. Ma senza voler parlare di politica, stando all’essenziale della sua e anche della mia umanità, l’auspicio, Presidente Berlusconi, è che in uscita lei accetti i limiti e le responsabilità connessi alla sua età veneranda, che trovi la forza morale per esprimere qualche ravvedimento, per restituire in extremis alle giovani generazioni quello che, insieme a ben altro -la possibilità di un lavoro, di una casa, di una vita- è stato loro tolto: la fiducia nell’amore vero, costruito nel rispetto e nella dignità, e nella possibilità di costruire insieme, uomini e donne, quel poco di serenità in cui ci viene dato di sperare nella vita. Si lasci aiutare a farlo, se da solo non ci riesce.

Detto come da una figlia a un padre in gravi difficoltà, e provando una profonda compassione, per lei e per tutti.

(foto ansa)

TEMPI MODERNI, tv Gennaio 24, 2010

SAMBA D’AUTUNNO

200126318-002

Vista una signora ultrasettantenne ballare il samba in quell’orribile trasmissione del primo pomeriggio di RaiUno, condotta da un’insignificante signorina già miss Italia, o miss Eleganza, o miss Cinema o che diavolo ne so (continuano imperterriti a essere questi i meriti che contano, le fasce di miss e connesse, per essere infilata nel palinsesti, e a nostre spese, dai maschi che governano la tv?). Devo dire che lo spettacolo di quella nonna danzante era piuttosto deprimente. E tutti invece: “… ma che brava, che meraviglia, che sprint, che gajarda, ma guarda che ganza!”, in romanesco stretto e con quel tono melenso che si usa con i bambini e con i vecchi, dati con certezza per rimbambiti anche quando il cervello gli funziona alla grande.
Il samba è tra le danze più sensuali, ha lo scopo evidente di sedurre, e anche in modo piuttosto esplicito: tutto un lavoro di sedere e di anche, e si capisce bene a che cosa alluda. La nonna, poverina, i suoi passetti li faceva, evidentemente appresi in una fase ormonalmente più vispa della vita. Ma le anche e il sedere se ne restavano lì, pietrificate. Il punto vita era solo un ricordo. Una fisiologica lordosi le incurvava le spalle. Il samba, insomma, non era esattamente il suo mestiere.
Non ce affatto l’ho con la signora, ci mancherebbe. Presto o tardi saremo vecchi, così come siamo stati bambini e ragazzi. Il vecchio che saremo è già con noi, così come ci è rimasto dentro il nostro inner boy. Dovremmo cercare di trattarci meglio, ecco tutto. Di non metterci in situazioni complicate e frustranti. Di saper cogliere il frutto di questa stagione della vita che può essere bellissima, se la prepariamo bene e se la salute dà una mano. Il privilegio della sapienza, tanto per fare un esempio. Il fatto di averne viste e vissute così tante da essere ricolmi di gemme preziose, e perciò naturalmente splendenti e seducenti: non c’è alcun bisogno di glitter. Una vertiginosa possibilità di libertà: dai pregiudizi, dalle convenzioni, dalle mode, e dal compito riproduttivo, che volendo ha anche una sua qual pesantezza. Quelli che ci vogliono scutrettolanti anche a 70 anni non ci stanno facendo un buon servizio. Non sarà un autunnale samba a renderci felici. Temo di sapere che cosa mi direte. Ok, e allora ditelo.

(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 23 gennaio 2010)

Politica Novembre 8, 2008

UN PAESE PER VECCHI (E MASCHI)

(125.photobucket.com)

(125.photobucket.com)

Con tutto l’amore e il rispetto che ho per i vecchi, vi dirò che ho sempre trovato piuttosto ridicoli i discorsi sul sesso nella terza età, e relative prescrizioni (fa bene all’umore, combatte l’artrosi, ecc.). La terza età, che a questo punto non so più bene quando cominci, dovrebbe godere di ben altri privilegi e dedicarsi fecondamente ad altre attività. C’è di peggio, in ogni modo, e ben più socialmente pericoloso del sesso, che resta comunque cosa squisitamente privata: ottantenni e dintorni che guidano gli autobus sui

tornanti di montagna, che tengono saldamente in pugno aziende pubbliche e private, che sbarrano saturninamente la strada ai giovani in ogni campo -odiandoli-, che danno deliranti consigli ai governi in materia di pubblica sicurezza, che rischiano il coma in diretta tv, che scambiano le relazioni internazionali con la bocciofila, che pretendono di essere presidenti di tutto e di tenere le redini dei paesi nonostante gli inevitabili scompensi cardiovascolari.

La si mette un po’ troppo spesso e pleistocenicamente in termini di destra e di sinistra. Si dovrebbe prestare più attenzione, piuttosto, alla questione della gerontocrazia.

Archivio Maggio 29, 2008

SBALLO CHIMICO

Man mano che ringiovanisco, come diceva la mia cara nonna, vado convincendomi di quello che va sostenendo un mio amico dottore di talento e di buona volontà, e con pochi pregiudizi: che l’età matura andrebbe sostenuta con qualche tipo di aiuto psicotropo. Un po’ di sballo chimico, meglio sotto controllo medico, per fronteggiare un’età in cui le prospettive fatalmente si riducono: non troppi anni da vivere, e oltretutto senza amore, a basso tasso calorico, con l’artrosi o qualche altra rognetta di salute. Senza Eros, per farla breve. L’esercizio della saggezza –sempre meno richiesto, peraltro- dovrebbe poter essere nutrito da una riserva di dissennatezza. Del resto quasi non conosco anziana e rispettabile signora che non si “cali” per dormire o per alzarsi la mattina. E allora perché non anche per divertirsi un po’, anziché limitarsi alla mera sussistenza?
Mi preoccupa invece molto che siano i giovani a vivere immersi in un’universo addicted, in cui la sostanza, di qualunque tipo, è diventata centrale. Nella socialità o anche peggio, in solitudine. Dentro e fuori di loro, nell’altissimo potenziale ormonale e in tutte le altre delizie endogene che titillano i loro neuroni, e nell’epifania del mondo, nuovo e luccicante come una mattina di primavera dopo un temporale, dovrebbero reperire energie sufficienti a saltare i fossi per il lungo, come dice invece mia mamma, e a scatenarsi nelle loro formidabili scorrerie di creature moleste e incontinenti.
Non è moralistico, quindi, il mio dispiacere. Mi domando se anche per loro il mondo ormai sia la poltiglia grigiastra che i nostri occhi adulti vedono, e come mai. E chi ce ne indicherà i colori smaglianti se non lo fanno loro, come faceva il mio bambino che seduto nel suo passeggino mi faceva notare con gorgoglii di felicità lo splendore di una carta svolazzante nel vento di marzo, e la magnificenza di un portoncino –aveva questa mania dei portoni- smaltato di verde. Mi chiedo anche come mai, se il mondo gli piace così poco, non si ribellino, non inchiodino noi adulti alle nostre responsabilità, si accontentino dei colori fasulli di qualche milligrammo di MDMA.
(pubblicato su “Io donna”-“Corriere della Sera”)