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economics, Politica Luglio 20, 2015

Renzi e le tasse: non mi toccate l’evasore!

Abolirò l’Imu: è la regina delle killer application in Italia, il colpo che classicamente ammazza l’avversario a fine campagna elettorale. Stavolta il colpo è arrivato in anticipo, dati i sondaggi. Una riduzione delle tasse mai vista nell’Italia repubblicana, dice Renzi, il quale ha fatto fare e rifare i conti ai suoi commercialisti, e assicura che ci sta. Tutto un pianto greco -in senso non figurato- sui bilanci, in particolare quelli dei Comuni, che si nutrono di Imu come i vampiri di sangue, ma a quanto pare senza Imu ci possono stare. A occhio andrà così: via l’Imu e vai con l’Ursi, la Trixi, la Lilli, quello che esce dalla porta rientrerà dalla finestra. Gioco delle tre tavolette a cui siamo abituati. Meglio ancora. L’Ursi, la Trixi, la Lilli ci costeranno più dell’Imu. Et voilà.

Noi lavoratori dipendenti, noi pensionati, noi che ogni mese verifichiamo sul cedolino, salvo conguaglio, l’insostenibilità della pressione fiscale, noi che paghiamo ospedali, scuole e pubblici servizi a gente con il posto barca a Montecarlo, in effetti siamo un po’ nervosetti. Perché tutta questa grande rivoluzione che ci prepariamo ad affrontare non prevede la lotta all’evasione. Renzi non ne ha parlato.

Un po’ di numeri, che traggo da un’efficace sintesi di Il Fatto Quotidiano:

evasione fiscale nel 2013 = 180 miliardi (pari a circa 350 miliardi di imponibile)
– 180 miliardi = più del 10% del Pil (1.600 miliardi)
– 180 miliardi = molto più di quanto l’Italia spende per tutto il Servizio Sanitario Nazionale (110/120 miliardi)
– 350 miliardi di imponibile non dichiarato = oltre la metà di quello che lo Stato paga per gli interessi sul debito pubblico (530 miliardi). Se i 180 miliardi di evasione si aggiungessero alle attuali entrate del Fisco sarebbe possibile, a gettito totale invariato, ridurre di almeno il 30% le tasse a tutti i contribuenti.

Detenuti per reati fiscali: Italia 156; Germania 8.601; Stati Uniti 12.000.

Chi evade: – 10 o 11 milioni di contribuenti su un totale di 40. L’evasione è quasi inesistente per lavoratori dipendenti e pensionati (che sono oltre l’80% dei contribuenti) ma raggiunge livelli molto elevati per i redditi da attività professionali (30-40%) e da imprese individuali (50-60%).

Quindi se mi toccasse decidere, senza  stare a scomodare Gutgeld, Padoan e tutti i ragionieri in colonna, io partirei proprio di lì, da una lotta massiccia e senza quartiere, impegnando Guardia di Finanza, Esercito, ausiliari della sosta e volontari della Croce Rossa. Poi l’Imu, vedremo. I sistemi ci sono, è la volontà politica che manca del tutto: le verifiche fiscali, udite udite, negli ultimi mesi sono addirittura crollate, e si rischia un buco da 5 miliardi solo per questo.

O cretina, mi dico: ma non sai che chi parla di lotta all’evasione muore? I giornali perdono copie, su Facebook nemmeno un like, e alle urne la paghi cara. Una lobby enorme e variegata, di destra e di sinistra, amici e nemici, farabutti e brave persone, a essere ottimisti almeno 1/4 degli italiani  ha almeno uno scheletrino nell’armadietto, normale che il premier se li coccoli. Vuole i loro voti.

La riduzione delle imposte c’è già, ma solo per un pezzo del Paese. Perciò continua a pagare scuole, ospedali etc al tuo yachtman e taci.

Sì, lo so. Per oggi niente like.

 

 

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/04/evasione-fiscale-robin-hood-rovescia-rubano-poveri-per-dare-ricchi/1565690/

economics, esperienze, italia, lavoro, Politica Settembre 16, 2014

Tutti vogliono “il nero”

“Le serve fattura?”: la domanda ormai è di prammatica. Idraulici, falegnami, avvocati e bar che non ti danno scontrini. La cosa è fatta con la disinvoltura della normalità: se proprio proprio me la chiedi… Alla terza volta che vai da un parrucchiere magicamente lo scontrino sparisce. Lavoro? possiamo metterci d’accordo? “La mia commercialista” mi spiega una “mi dice che a questo punto è meglio non denunciare nulla” (si farà pagare per il consiglio? ed emetterà regolare fattura?).

“Nero” inteso non solo in senso strettamente fiscale, non solo come lavoro nero, ma come condizione esistenziale. Vivere in nero, tenersi fuori, lontani da uno Stato nemico da cui ci si può solo difendere, arraffando gli 80 euro e tutto ciò che può essere arraffato, cercando -chi può- di “stare liquidi”, piccola rivolta individualista senza rimettere in circolo nulla, senza scommettere su nulla, con la stessa lungimiranza di chi in tempo di guerra faceva la cambusa, cumulando zucchero e, potendo, caffé.

“Il Paese non è ripartito” ha ammesso qualche giorno fa il premier Renzi. I numeri Ocse della decrescita infelice confermano. Nessuna tensione, nessuna aspettativa, nessuna intenzione di ricostruire: una tartaruga che si ritira nel guscio, con un movimento regressivo.

Altro che autunno caldo. Un autunno freddo, raggelante, esangue. Il momento più difficile, mi pare, di questa lunghissima crisi. “Ogni idea di sollecitazione alla ripresa” scrive Giuseppe De Rita sul Corriere di oggi “viene accolta con indifferenza”. Un individualismo del tirare a campare, vai avanti tu che a me scappa da ridere.

Molto difficile capire che cosa potrebbe mobilitare le energie. E quale potrebbe essere l’obiettivo capace di avviare una rigenerazione collettiva.

Aggiornamento mercoledì 15 ottobre ore 19.15: più o meno intendevo dire questo:

DATI ISTAT. FARA, PRESIDENTE EURISPES: PEZZI ECONOMIA REAGISCONO A CRISI “IMMERGENDOSI”

“I dati Istat diffusi oggi fotografano una situazione di grande crisi e di profondo disagio delle famiglie italiane – lo dichiara il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – L’Italia è in stagnazione e il Pil non aumenta da ormai tre anni, ovvero dal secondo trimestre del 2011. Tuttavia, i dati, di per sé oggettivi, non rappresentano la vera realtà del Paese, fatta purtroppo anche di fenomeni che non si prestano, perché nascosti, alla contabilizzazione. Secondo l’Eurispes, infatti, pezzi sempre più consistenti dell’economia hanno reagito alla crisi e alle difficoltà “immergendosi” e alimentando quel sommerso che l’Istituto valuta in circa 540 miliardi l’anno, ovvero una cifra corrispondente al 35% del Pil. Si tratta di una “immersione da sopravvivenza” – conclude Fara – dell’apnea, di una “economia anfibia”, che potrà essere recuperata solo attraverso chiari segnali sul fronte della riduzione della pressione fiscale e di profondo cambiamento delle politiche del lavoro”.

 

Donne e Uomini, economics, italia, lavoro Febbraio 28, 2014

8 marzo: l’8 x 1000 x creare LAVORO!

 

Ottima idea di alcune amiche (Annamaria Salinari, Caterina Della Torre e altre): l’8 x 1000 per creare lavoro.

Un’idea subito praticabile, femminilmente concreta e a cui moltissimi contribuenti aderirebbero con convinzione.

Qui ve la racconto. E aderisco all’iniziativa, che sarà ufficialmente lanciata il prossimo 8 marzo con una manifestazione davanti a Montecitorio.

 

CHE COS’E’ L’8 X 1000?

E’ una quota d’imposta, ricavata dall’IRPEF, che la Repubblica Italiana ripartisce secondo le scelte dei contribuenti, fra lo Stato e varie confessioni religiose, tra cui la Chiesa Cattolica. E’ stata introdotta dall’art. 47 della legge 20 maggio 1985 n.222 in attuazione del concordato tra Repubblica Italiana e Santa Sede, e stabilisce gli ambiti nei quali i soggetti beneficiari possono impiegare i fondi ricevuti e il meccanismo di calcolo di tale quota. I contribuenti non hanno obbligo di destinare il loro 8 x 1000, ma se non effettuano una scelta viene ripartito tra i soggetti beneficiari in proporzione alle scelte espresse dagli altri.

 

8 x 1000 ALLO STATO

Viene utilizzato per interventi straordinari, come: fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione beni culturali. Con la Legge di Stabilità 2014 è stata introdotta una quota in favore dell’Edilizia Scolastica. Talvolta, per mancanza di disponibilità finanziaria, una parte dell’8 per mille viene destinato dal Governo a bilancio generale, per scopi estranei da quelli previsti.
Una sezione del sito internet del Governo è comunque dedicato alla gestione dei fondi di pertinenza statale. Lì è possibile sia consultare l’elenco delle attività finanziate, sia candidarsi per ricevere finanziamenti ad attività che rientrino nelle categorie d’intervento previste.

 

8 x 1000 ALLA CHIESA CATTOLICA

Poche quote vanno allo Stato: nel 2013 la Chiesa Cattolica ha totalizzato l’82 per cento delle preferenze, per un importo pari ad un miliardo e 32 milioni. Perchè? Per svariate ragioni: perchè i contribuenti non sanno che pur non facendo la scelta la loro quota sarà comunque considerata in base alle percentuali di coloro che invece hanno scelto. Perchè molti contribuenti sono cattolici e hanno fiducia nell’uso che la Chiesa Cattolica farà della loro quota. Perchè, se pur laici, hanno ormai poca fiducia nello Stato. Perchè lo Stato pubblica sul suo sito (non tutti hanno internet) l’utilizzo che fa dell’8x mille ma non LO pubblicizza così come fa   la Chiesa Cattolica.

 

CRISI DEL LAVORO COME CALAMITA’

Anche la mancanza di lavoro -oggi gli ultimissimi e drammaticissimi dati– e di risorse economiche da destinare a misure per l’occupazione a agli ammortizzatori sociali può essere considerata come una calamità, individuale e sociale.
L’idea è quella di un 8 x mille da destinare a un Fondo per l’Occupazione che avvii progetti che creino lavoro e supportino l’economia. Con un’attenzione particolare alla migliore risorsa di cui il nostro Paese dispone: la cultura.

 

FONDO PER L’OCCUPAZIONE: CHE COS’E’?

Una quota dell’8 per mille devoluto allo Stato -da definire con apposito decreto- dovrebbe andare a costituire il patrimonio di una Fondazione per l’Occupazione che si occupi di progetti, crei cooperative e posti di lavoro.
Il patrimonio si rigenererebbe grazie ad una parte degli utili delle cooperative e all’8 x 1000 della dichiarazione dei redditi annuale. Il Fondo sarebbe gestito da una Fondazione per l’Occupazione costituita da professionisti allo scopo di creare e selezionare, realizzare ed avviare progetti che originino cooperative e posti di lavoro. Un Giurì per l’Occupazione garantirebbe il rispetto dello scopo della Fondazione, l’applicazione del processo e delle regole definite per la scelta dei progetti da finanziare, la trasparenza dei dati, l’analisi dei risultati per tarare e migliorare il processo. Il Giurì sarebbe inizialmente costituito in uguale misura da rappresentanti dello Stato (Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero del Lavoro) e rappresentanti della realtà proponente; in seguito costituito da rappresentanti dello Stato e da rappresentanti eletti dalla Fondazione, con vincolo di un solo mandato.

Quali progetti per l’occupazione: innovatori, internazionali, sostenibili, sociali, in franchising.

Ambiti: artigianato e piccola industria, arte e design, beni culturali, turismo ed enogastronomia, servizi.

Qui si può aderire alla petizione 8 x 1000 per il lavoro. La pagina Facebook la trovate invece qui.

economics, Politica Agosto 30, 2013

Sull’Imu il Pd si è fatto molto male

Non proprio chic, ma più eloquente di un editoriale, l’immagine che circola in rete

Poiché, come osservava anche il Corriere di ieri, ogni volta che una tassa è stata abolita ne è arrivata un’altra più salata (dall’Isi, all’Ici, all’Imu, e ora la Service Tax), in un crescendo sinfonico dell’esborso. Poiché l’obiettivo non era affatto diminuire la pressione fiscale ma poter dire propagandisticamente “abbiamo abolito l’Imu” e spostare di qualche centimetro la spada di Damocle che penzola sulla testa di Letta (il quale esulta sul “governo senza scadenza“, missione compiuta). Poiché quello che è uscito almeno in parte dalla porta (l’Imu) dovrà giocoforza rientrare maggiorato dalla finestra (probabile aumento dell’Iva). Poiché la nuova tassa sui servizi sarà pagata anche dagli inquilini, che sono già sul piede di guerra. Poiché, dato il vuoto pneumatico nelle casse dei comuni, questa tassa sarà probabilmente salata. Poiché cretinamente la tassa sui rifiuti sarà calcolata non sul numero di persone che vivono in un alloggio, ma sui mq o sulle rendite catastali, come se a produrre rifiuti fossero i mq e non le persone che li abitano, con il bel risultato che una pensionata che vive in 120 mq pagherà di più di una famiglia di 4 persone con due redditi che vive in 80. E in violazione di direttive europee: guardate qui. Poiché l’esenzione totale dei beni della Chiesa è stata confermata, mentre se sei riuscito a comprarti una casetta in montagna o per investimento sarai martellato nei secoli. Poiché su suddetta casetta al mare, considerata “sfitta” (sic!) verrà calcolata un’addizionale Irpef…

Per tutta questa serie di ragioni e molte altre, la cosiddetta “abolizione dell’Imu” ha fatto molti più scontenti che contenti, e stavolta non ci sta cascando quasi nessuno. Che si tratti di un favore a B. e non ai cittadini è ben chiaro a tutti. Che questo favore sia stato fatto per salvare il governo, altrettanto lampante.

Che questa faccenda, in termini di consenso, potrebbe costare al Pd più della questione dei 101, della sospensione dei lavori parlamentari, dell’ipotesi Violante e di tutta quanta la lunga serie di “tradimenti” del proprio elettorato inanellati negli ultimi 6 mesi, piuttosto evidente. Perché qui si mettono le mani nelle tasche della gente, e la politica diventa immediatamente conti su conti e ulteriori buchi nella cinta dei pantaloni.

Tanto poi ce li riprendiamo tutti con Renzi, il grande passepartout (immagino pensino questo, i dirigenti del partito).

economics, Politica, Senza categoria Luglio 26, 2013

Sciopero fiscale, arma di lotta non-violenta

Il viceministro per l’Economia Stefano Fassina: ha parlato di “evasione per sopravvivenza”

 

No, non è vero che il viceministro Pd per l’Economia Stefano Fassina che parla di “evasione di sopravvivenza” è uguale al presidente del Consiglio Berlusconi che nel 2004 parlava di “evasione morale”. E per almeno due ragioni:

1. dal 2004 a oggi la pressione fiscale in Italia è ulteriormente aumentata fino a raggiungere un complessivo 54 per cento, primato assoluto fra i Paesi occidentali; negli Stati Uniti si paga il 27 per cento, e l’evasione è giustamente e durissimamente punita, in Europa la media si attesta intorno al 40 per cento.

2. il 2013 non è il 2004. Nel contesto di questa enorme crisi si pone un problema, appunto di “sopravvivenza” che allora non si poneva. Insomma, è come se ci fossero due evasioni: quella di chi lavora in nero, magari per procurarsi un secondo reddito (un sommerso che si valuta abbia generato nell’ultimo anno almeno 540 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 35 per cento del Pil ufficiale) e quella di chi falsifica i bilanci d’impresa e altro per arricchirsi.

Traggo da una nota Eurispes: “dal 2002 ad oggi la perdita del potere d’acquisto ha superato il 40 per cento deprimendo i consumi e minando la qualità della vita di milioni di famiglie. Le retribuzioni italiane sono tra le più basse d’Europa. Continuiamo ad essere pagati in lire anche se, da più di dieci anni, compriamo in euro. A ciò si aggiunge l’impressionante aumento del prezzo dei carburanti, arrivato alla soglia di due euro per litro. Solo poco più di un terzo delle famiglie italiane riesce ad arrivare con serenità alla fine del mese. In molti negli ultimi anni si sono rivolti ai compro-oro per avere liquidità o sono caduti nelle mani dell’usura. E questo non vale solo per i privati cittadini, ma anche per molte piccole e medie imprese. L’evasione fiscale è un fenomeno duplice che riguarda sia chi intende in maniera fraudolenta arricchirsi quanto chi invece è costretto a compiere atti evasivi al solo fine di poter aumentare il proprio reddito disponibile e provvedere alle proprie necessità familiari. L’ evasione fiscale è figlia della pressione fiscale e della spesa pubblica improduttiva».

C’è anche, volendo, un problema di ingiustizia sostanziale (vedi qui): la grande parte degli introiti fiscali certi derivano da una minoranza di cittadini, i lavoratori dipendenti -sempre meno, e proprio a causa del loro costo fiscale- che pagano fino all’ultimo centesimo e ai quali ci si rivolge a colpo sicuro ogni volta che si rende “necessario” incrementare le entrate dello Stato. Esiste, quindi, una diseguaglianza in questo “diritto all’autodifesa”. D’altro canto le misure di lotta all’evasione sono assolutamente insufficienti, e la spesa pubblica non dà segno di diminuire efficacemente. Né del resto vi sono segni la volontà di importare a applicare chiavi in mano modelli fiscali già esistenti, più giusti e più efficaci.

L’evasione per sopravvivenza a cui fa riferimento Fassina somiglia almeno in parte a un disordinato e spontaneo sciopero fiscale. Varrebbe allora la pena di nominarlo e legittimarlo come tale, uscendo dall’ambiguità. Se in Europa, poniamo, la tassazione media si attesta al 40, si tratterebbe di autoridursi le imposte per la quota eccedente, pari al 14 per cento.

Del resto lo sciopero fiscale è una serissima arma di lotta non-violenta. La Rivoluzione Americana cominciò in questo modo. Il Mahatma Gandhi lo utilizzò come strumento nella lotta per l’indipendenza dell’India: “Rifiutarsi di pagare le tasse” disse “è uno dei metodi più rapidi per sconfiggere un governo”. Nel 1972 il senatore democratico americano Philip Hart diede il via a uno sciopero fiscale contro la guerra nel Vietnam.

A Susanna Camusso, che definisce le dichiarazioni di Fassina “un drammatico errore politico” (nientemeno!), faccio rispondere dal disubbidiente civile americano Henry David Thoreau: “Se mille uomini non pagassero quest’anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle”. E’ strano doverlo dire alla segretaria della Cgil.

p.s.: quanto a Fassina, che non è il tema del post, il suo è stato un acting out non ideologico, che apprezzo.