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AMARE GLI ALTRI, ANIMALI, Corpo-anima, diritti Dicembre 31, 2013

Anch’io sto con te, cara Caterina. Ma…

Anch’io sto con te, cara Caterina, ragazza coraggiosa che lotti contro la tua complessa malattia, e dici che senza sperimentazione sugli animali te ne saresti andata da bambina. E trovo ributtanti e inumani gli attacchi e gli auguri di morte che hai ricevuto sulla tua pagina Facebook: chi si batte a favore del cruelty-free non può essere tanto crudele nei confronti dei propri simili. La non violenza non è un abito che si mette e si smette a piacimento.

Però sbagli a definire “nazi-animalisti” i tuoi detrattori: si tratta di semplici professionisti dell’ hate-speech, odiatori di cui il web è pieno, e che colgono qualunque occasione, specie quando si discute di temi sensibili, per provare a sentirsi meglio scaricando la propria rabbia su qualunque bersaglio mobile (tecnica fallace: una volta che l’hai fatto, sei ancora più rabbioso, in un circolo che si autoalimenta).

Lasciamo perdere l’animalismo, quindi. Qui siamo su tutt’altro piano. E il rischio è che in seguito a questa brutta storia, “animalista” diventi sinonimo di disumano. Tipo quei gerarchi che nei campi di sterminio affamavano bambini ma garantivano carni scelte ai propri cani.

La gran parte dei ricercatori sostiene di non poter rinunciare alla sperimentazione su animali. Va tuttavia registrata anche l’opinione non meno qualificata di chi ritiene che questi test siano sostanzialmente inutili: come la biologa Susanna Penco, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università di Genova, malata di sclerosi multipla da vent’anni e convinta “che sia proprio la sperimentazione animale ad allontanare le soluzioni e quindi la guarigione per i malati. Il futuro, afferma, è “la medicina personalizzata, che sfrutta le differenze genetiche interindividuali per capire il funzionamento delle malattie umane”.

La cosa importante, Caterina -e su questo siamo certamente d’accordo- che si colga ogni occasione per diminuire la sofferenza di ogni vivente. Che non si trascuri la ricerca costante di possibili alternative ai test su animali, che non si abbandonino i tentativi di trovare soluzioni diverse e altrettanto efficaci: secondo alcuni, come vedi, perfino più efficaci. La cosa importante è che non cada questa tensione a ridurre il danno per il maggior numero.

Esserci intesi come titolari, in quanto umani, di maggiori diritti (avere anzi inventato la nozione di “diritto”, e con ciò anche quella di esclusi dai diritti), ci carica di grandi responsabilità nei confronti delle creature piccole, umane, animali e vegetali che abbiamo collocato ai gradi più bassi della piramide gerarchica.

Forse siamo pronti per cominciare a ripensarci, noi stessi e il resto del mondo, “in rete” e non più in chiave di gerarchia e di dominio. La strada è questa, per quasi tutto.

Ti abbraccio Caterina, esci presto dall’ospedale, per un 2014 più sereno possibile.

 

Politica, scuola Novembre 5, 2012

Maledetto familismo

Ieri sera ho partecipato a Omnibus notte su La7. Tema: scuola, ricerca, università. Tra gli ospiti, il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria e Antonio Iavarone, cervello in fuga -dal Policlinico Gemelli alla Columbia University- causa nepotismo: le sue promettenti ricerche sui tumori al cervello qui non trovavano finanziamenti ed erano ostacolate da un primario che aveva il figlio da sistemare.

In realtà, come spiega bene un articolo su La Lettura del Corriere, la media italiana dei “cervelli in fuga” non supera quella europea. Belgi e tedeschi emigrano più di noi. Il vero problema è che non c’è immigrazione: qui cervelli stranieri non ne arrivano. Ci fuggono come la peste, anche se forse vivrebbero volentieri nel nostro Bel Paese. Sanno bene che, insieme agli scarsi investimenti, la burocrazia, la corruzione, il nepotismo -ampiamente mediati dalla politica- ucciderebbero le loro ricerche, il loro talento e i loro sogni.

In trasmissione si parla di task force, di organismi di esperti che discutono su università e ricerca. C’è poco da studiare: si chiama familismo amorale, è già stato ampiamente studiato e alligna feroce. In tutte le professioni, in tutti i mestieri, quelli che sono lì per merito e non per parentele e relazioni sono la minoranza. Il sistema è fortissimo e devastante, problema dei problemi in questo Paese. Organismi e task force andrebbero istituiti su questo, per capire come eradicare il male. A che serve garantire i finanziamenti, se andranno a ingrassare la mediocrità?

Sono figlia di un papà e di una mamma meravigliosamente semplici, di aiuti non ne ho avuti, nemmeno mezzo, e avverso le logiche familiste con tutte le mie forze. L’aiuto l’ho avuto da una splendida e severa maestra, da alcuni ottimi professori, da quelli che generosamente mi hanno insegnato e guidato.

Quando anche a sinistra si conferisce un incarico politico alla vedova di -anche se vedova di un eroe o di un martire-, o si nomina un cognome -cognome che non garantisce proprio nulla- mi pare di perdere ogni speranza.

Da che parte si potrebbe cominciare?