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italia Settembre 18, 2015

La vera riforma che non si fa mai

C’è una riforma che in questo Paese non si fa mai, alla faccia della fuga dei cervelli e tutte le belle balle che ci raccontiamo. E si tratta della riforma essenziale.

Troppo raramente questo Paese viene dato in mano a gente capace. Con poche e onorevoli eccezioni, la sterminata conventio dei mediocri generalmente raccomandati tiene saldamente le redini, dalle aziende alle istituzioni. Incapaci patentati della cui medietà o nullità tutti sanno, ma nessuno può permettersi di dire perché la si pagherebbe cara. Re nudi a cui si deve ubbidire anche quando è chiaro che non ne fanno una giusta, per di più incarogniti dall’intima consapevolezza della propria insipienza e incompetenza, e memori di dovere ai favori di qualcuno la propria prestigiosa posizione, perciò sempre terrorizzati di poter essere smascherati e di perdere tutto.

Questa riforma non ha bisogno di dibattiti parlamentari, ma deve passare attraverso le coscienze. Serve la piena consapevolezza del fatto che offrire a qualcuno incarichi dirigenziali per ragioni diverse dalle capacità e dal merito significa impoverire tutti. In particolare, in questi tempi grami, può voler dire mettere a rischio posti di lavoro.

La qualità non è opzionale! Si dovrebbe pertanto trovare la strada per arginare questa deriva, perché anzichè migliorare, come si dovrebbe, la cose vanno sempre peggio.

Al momento non mi è chiaro quale, ma so che è tremendamente importante.

Acqua alle corde!

Donne e Uomini, economics, Politica Dicembre 11, 2008

LUSSI CHE NON CI POSSIAMO PERMETTERE

madonna dei raccomandati

madonna dei raccomandati

L’Italia è tecnicamente in recessione, e ci sono lussi che decisamente non ci possiamo più permettere. Il primo lusso a cui è necessario rinunciare è quello di tenere fuori i meritevoli, i talentuosi e i creativi perché fanno paura e sono poco controllabili, non si accomodano placidamente otto ore alla scrivania a limarsi le unghie o a cincischiare al computer, hanno idee innovative, pretese di cambiamento e costituiscono una minaccia per le gerarchie sonnacchiose.

La meritocrazia non è solo uno slogan elettorale, e può comportare manovre molto dolorose. La congiura dei mediocri contro il talento, perversione della democrazia, deve essere fermata. La quota di raccomandati, cooptati, garantiti, assistiti deve essere riportata a dimensioni fisiologiche. Va restituito spazio ai migliori, nel lavoro, nella ricerca, in politica. Ovunque. Si devono creare le condizioni perché la loro eccellenza non venga più sacrificata.

Questo significa che le regole di accesso, i tempi e i modi dell’organizzazione del lavoro, la logica delle retribuzioni devono rapidamente cambiare, e che le classi dirigenti si devono rapidamente rinnovare. L’obiettivo numero uno è questo. Il che, nel nostro malconcissimo paese, non così lontano dalla Grecia, si fa piuttosto facilmente. Basta aprire da subito spazi alle donne e ai giovani, tenuti fuori dalla gerontocrazia maschile. Un ricambio sessuale e generazionale bell’e pronto. Da subito, però. O di qui non usciremo vivi.