Annalisa Chirico, autrice di “Siamo tutti puttane” (a sinistra) e l’ormai immancabile Paola Bacchiddu, stranissima capa comunicazione della Lista Tsipras

Ci ho riflettuto un po’: ignorare? Poi ho pensato che di libri se ne vendono talmente pochi che anche quello di Annalisa Chirico non farà eccezione, e non sarà certo il fatto che ne scriva io a cambiarne la sorte. Quello che conta è l’indotto, il marketing: anzitutto il titolo, i passaggi in tv, il nome che circola, la firma che si consolida. E questo indotto è ormai assicurato, e il dibattito scatenato. Nel nostro Paese pornofilo e morbosetto il titolo “Siamo tutti puttane-Contro la dittatura del politicamente corretto” basta e avanza per fare il caso (lo sto ancora aspettando da Marsilio, non sono in grado di entrare nel dettaglio, mi riprometto di farlo: ma non voglio rimandare un post sul puttanismo con la sua vistosa fenomenologia).

L’ambizione femminile è sacrosanta –anche se troppa no- specialmente quando ci sono delle qualità: Chirico è una brava giornalista di nemmeno trent’anni, formazione radicale e libertaria, si è occupata molto di carceri e di giustizia, temi che non assicurano un’audience vastissima anche quando sei molto capace. C’è un orologio biologico anche nelle professioni, e a un certo punto devi svoltare. Il sistema mediatico resta saldamente in mani maschili, e non c’è niente che piaccia di più agli uomini di una donna che ammetta in modo complice il connaturato puttanismo femminile (con l’ovvia eccezione delle loro madri, mogli e sorelle), cioè quella disposizione a offrire il proprio corpo in cambio di vantaggi materiali: soldi, carte di credito, una macchina, un appartamentino, ma oggi soprattutto una carriera (l’emancipazione qualche variazione sui benefit l’ha apportata).

Non è una esattamente una notizia. Ci sono sempre state quelle che del loro corpo hanno ampiamente approfittato, anche nel nostro mestiere: potrei fare una sfilza di nomi e cognomi (ma mi querelerebbero) di colleghe che si sono aggiudicate una carriera, in genere piuttosto modesta e a termine, offrendosi ai loro capi. Sul momento, sarà capitato anche a Chirico, la cosa può innervosire, specie se sei più brava di loro. Ma portarsi addosso quello stigma –tutti sanno tutto- è una grande fatica. E se vali poco, poco continui a valere, specie quando il naturale sfiorimento fisico diminuisce le tue opportunità.

Ma l’avvento della libertà femminile, grazie alle madri di tutte noi –pure di Chirico- ha diminuito enormemente la necessità di ricorrere a certi espedienti per campare o per vivere bene. Possiamo guadagnarci il pane, non siamo più obbligate nemmeno a quel minimo fisiologico di puttanismo necessario a trovare un marito. Il corpo femminile può godersela senza doversi dare in-cambio-di. Quindi il puttanismo -sempre lecito, per carità- diminuisce in necessità e quantità (parlo dell’Occidente). Il titolo del libro sarebbe “Siamo sempre meno puttane” (e poi l’anti-political-correctness è roba veramente stravecchia, oggi va di più quel minimo di correttezza). Perché poi doversi dare in-cambio-di raramente è un’esperienza piacevole, specie se coatta, e se possiamo farne a meno è meglio. E’ quello che oggi la stragrande maggioranza di noi madri del West -che stranezza!- insegna alle figlie: NON essere puttane, perché grazie a Dio non ce n’è alcun bisogno per essere libere. E che questo sia un male, be’, è difficile sostenerlo. Il mondo va alla rovescia, ma non così alla rovescia. Per un bel po’ di anni questa pedagogia gentoriale minima ed essenziale ha dovuto vedersela con un bombardamento in senso contrario (corpo in cambio di merce), e non è poi così strano che adesso si pretenda di tenere piuttosto rigorosamente il punto, come in qualunque convalescenza o dopo qualunque eccesso.

Naturale che agli uomini la diminuzione della necessità puttanistica dispiaccia, perché diminuisce il loro potere d’acquisto. Anche la Bestia poteva possedere la Bella, remunerandola adeguatamente. E oggi c’è una quantità crescente di Belle e di Bellissime che non hanno bisogno di nessuno e fanno il gesto dell’ombrello. Qualunque cosa rassicuri gli uomini su questo fronte, per esempio garantire che sotto-sotto o sopra-sopra senza di loro non ce la caviamo, e che siamo sempre disponibili a essere carine, scatena le loro festose ole. Ma questa è una notizia priva di fondamento. Questa è una bufala, detto fra colleghe. La buona novella è che siamo sempre meno necessitate a essere puttane. A me pare buona, almeno.

Catturare l’audience vellicando l’orgoglio maschile ferito, in particolare nelle sue parti basse, non mi pare una strategia strepitosa. Al momento fai il botto, tutti i talk ti vogliono, entri a far parte del girone dei visibili e questo può dare una certa ebbrezza. Ma che io sappia queste cose hanno le gambe corte. E il down può essere bruttino. Attendo comunque il libro per entrare nel merito dei suoi argomenti.

Approfitto dell’occasione per tornare rapidamente sulla vicenda culo-Tsipras: dopo l’ormai celeberrimo e “geniale” bikini con relative gallery, la capa-comunicazione di Tsipras Paola Bacchiddu ritiene di non demordere e anzi rilancia, scattandosi un bel selfie con il libro di Annalisa Chirico. Dunque, vediamo, perché mi pare ci sia un bel po’ di confusione: la capa comunicazione della lista Tsipras sostiene Chirico, berlusconiana fervida e apertamente schierata, nientemeno che contro Barbara Spinelli, che della lista Tsipras è fondatrice e candidata, oltre che contro altre “veterofemministe” di cui la lista Tsipras presenta un discreto campionario,

Qualcuno spieghi a Paola Bacchiddu: a) che il compito di un ufficio stampa è dare visibilità al suo “cliente” -e non a se stesso- restando dietro le quinte   b) che normalmente un ufficio stampa sta dalla parte del cliente, e non dei suoi antagonisti dichiarati   c) che di fare la comunicazione di Tsipras non gliel’ha ordinato il dottore.

Ma magari sbaglio io. Sono tempi strani.

 

Aggiornamento venerdì 16 maggio:

il libro mi è arrivato, l’ho letto. Per fortuna è uno di quei libri che, diciamo così, si recensiscono da soli: temo che davvero con parole mie  non gli farei un buon servizio. Mi limito a riportarne alcuni passaggi significativi, che possono dare un’idea del tutto.

“ditemi chi tra voi non si sente un po’ puttana, suvvia, almeno un po’”.

“Siamo tutti puttane è un grido di coscienza, un’affermazione disinibita del sacro e inviolabile diritto di darla per interesse o per convenienza”.

“La differenza cruciale tra una puttana e una moglie sta nella durata”.

“Drive In è stato un autentico romanzo di formazione”.

“Le veterofemministe relegano la donna al ruolo di angelo del focolare”.

“Berlusconi… rivendica il diritto a una sfera privata ingiustamente violata”.

“Queste ragazze (quelle dei festini di Arcore, ndr) non si allineano al pensiero unico femminista, anzi lo sfidano a viso aperto, con una borsa in mano e un collier di perle intorno al collo”.

“Il vibratore… è una formidabile invenzione maschile pensata per le donne”.

“Consentire a qualcuno di vendere sesso è un atto altamente morale perché non abbiamo tutti le medesime possibilità di accesso al rapporto sessuale”.

“La prostituzione consente di migliorare la propria capacità di reddito indipendentemente dal punto di partenza”.

“Ritengo che la prostituzione possa essere un’opzione più che desiderabile… per un calcolo di utilità e di convenienza”.

“Il commercio sessuale serve a tenere in vita il matrimonio”.

“Provo un’autentica stima per la figura di Lina Merlin. Ciò non attenua però il giudizio negativo sulla legge che porta il suo nome”.

“La Donna Qualunque sa di essere seduta su un’impareggiabile fortuna”.

 

Non ho altro da aggiungere.