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preghiera

esperienze Gennaio 6, 2009

IL SUONO DELLA NEVE

Cari amici del centrosud, nevica sul centronord. Neve che attacca, e ne avremo fino a domani. Quello che mi ha svegliato è stato il silenzio. Il silenzio nevoso ha una sua particolare qualità. Anche Milano sembra un villaggio, privata dei suoi suoni e dei suoi frastuoni. Le voci rimbalzano, più vive e tonde.

Il mio alloro è piegato dalla coltre, ma non credo gli faccia male. Sembra che stia riposando. Un sonnellino se lo merita, visto che tra poco avrà molto da lavorare. Avremo tutti molto da lavorare, per tirarci fuori dalla neve e dal resto. Ma tutto questo bianco, cielo bianco, terra bianca, lo prendo come un buon auspicio. Tabula rasa, e si ricomincia, e vedrete che ci verranno buone idee.

Il buon anno ve lo auguro soprattutto oggi, in questa luce morbida e promettente. L’augurio è di cercare di stare vicini a voi stessi, perché è lì che troverete il meglio, per voi e per tutti. In qualche punto di voi c’è qualcosa che si avvicina molto alla verità di tutto, di voi e del mondo. Ma a volte c’è troppo chiasso per sentirsi. Ascoltate il silenzio della neve, amici del centronord, o immaginatelo, amici del centrosud, dove gli alberi sono già pieni di gemme, e replicatelo quando potete, almeno una volta al giorno (preghiera, o meditazione, o qualunque canto interiore). Così potrete ascoltare il suono della vostra sorgente, che è sempre viva.

Un po’ di brodo caldo, se possibile. Ed evitate di mettervi in viaggio, oggi e domani.

Archivio Maggio 29, 2008

UN POSTO MAGICO

C’è un punto preciso della mia casa, non più di un metro quadro di parquet -ci si sta a malapena in piedi- dove mi sono capitate diverse cose speciali. Lì ho carezzato per la prima volta la creatura non umana che più ho amato nella mia vita, un cucciolo biondo e dispettoso; lì una musica mi ha portato via; lì ho vissuto e sentito cose le cui conseguenze sarebbero durate negli anni a venire. L’ho scoperto per caso e di tanto in tanto mi ci fermo, d’istinto, senza programmarlo. E mi metto in ascolto.
C’è un mudra dello yoga, un gesto che ricorre in posture di preghiera comuni a molte tradizioni religiose – anche nel Padre Nostro cristiano, per esempio-, che favorisce l’ascolto e l’accoglimento di quello che deve venire: le mani lasciate morbide, il palmo rivolto verso l’alto, come in chi attende un dono o si dispone a un’attiva passività.
Non saprei dare una spiegazione di questo fenomeno, che un metro quadro del mio living sia il posto dove capitano certe strane cose. Il meraviglioso, mi verrebbe da dire. E del resto non è questione di spiegare, forse non tutto si aspetta di essere spiegato. Mi capita di trovarmi lì, tra una delle librerie e una portafinestra che accede al terrazzo, il viso a est e le spalle a ovest, gli occhi socchiusi, e la sensazione precisa di essere in un raggio di energia, qualcosa di luminoso che dal più profondo della terra sale in cielo, e mi permette di partecipare a questa unione. Il tempo si fa sferico, come un grembo, e non corre più. Non succede nulla, eppure capita tutto, e quando vuole lui.
Se fossi una donna primitiva lì probabilmente costruirei un piccolo recinto sacro, un tempietto sottratto alla legge dell’utile, alla fretta, alla violenza della ragione, alla paura. Ci metterei qualche oggetto a contrassegnarlo, mi inventerei qualche piccolo rituale di purificazione prima di entrarci. Le stesse cose antiche che fino dalla notte dei tempi gli uomini e le donne hanno fatto quando hanno sentito che in un certo luogo non erano più soli, e tutto era luminoso.
Ma non si può. Di lì ci passiamo frettolosamente tutti. Il cane ci galoppa con la sua pallina. C’è un’enorme tv al plasma a qualche metro. Resterà un segreto tra me e la luce.
(pubblicato su “Io donna”-“Corriere della Sera”)