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Politica Ottobre 24, 2013

I mediocri che ci tengono in trappola

La gran parte di noi li vede solo in tv o sui giornali, a me capita con maggiore frequenza di incontrarli anche dal vivo: la sensazione, fortissima, è che ad affrontare la più grave crisi dal dopoguerra ci sia la classe politica più mediocre (sempre dal dopoguerra, ma probabilmente anche da prima)

Qualche settimana fa a un convegno ho ascoltato una parlamentare sprecare i minuti preziosi del suo intervento e della nostra pazienza semplicemente per ribadire quanto fosse felice di essere una parlamentare, così felice che aveva perfino vinto la sua paura dell’aereo, quello era il suo sogno da sempre: grazie a Tizio, Caia e Sempronio che le avevano dato questa opportunità. A certi che conosco da tempo, approdati fortunosamente alla Camera e in Senato grazie all’orrendo combinato disposto Porcellum+ Parlamentarie di Capodanno, non darei da gestire neanche la gabbia del canarino: piccoli e medi funzionari senza cultura, senza idee, senza visione, semplici padroncini di pacchettini di tesserine, che hanno preteso lo scatto di carriera come se lavorassero alle Poste. Almeno una volta studiavano seriamente, per fare politica. Ora neanche la scuola Radio Elettra.

Li vedi girare raggianti per Roma, lo sguardo spiritato di chi ancora non ci crede. Altro che civil servant! Il piglio arrogante è quello del parvenu-e: terrebbero su questa legislatura a ogni costo, a prescindere dai reali interessi del Paese, pur di non ritrovarsi espulsi dal reality senza tornarci mai più e passare il resto dei propri giorni a rimpiangere i bei tempi andati, a cercare di passare una volta in tv, almeno un posticino in una municipalizzata, qualunque cosa pur di non riprecipitare nei gironi infernali dell’invisibilità in cui è condannata a vivere l’ordinary people.

Per questo mi sento di ribadire con tutte le mie forze che usciti dal tunnel della legge di stabilità, se mai ne usciremo, sarà il caso di mettere momentaneamente tra parentesi tutto il resto per dedicarsi a esercitare una fortissima pressione sul tema legge elettorale. Dobbiamo fare di tutto per ottenerne una che minimizzi il potere decisionale dei partiti (perfino una selezione casuale, tipo estrazioni del lotto, produrrebbe risultati migliori), che massimizzi l’apertura delle liste, che consenta ai cittadini di indicare, sostenere e votare veri talenti, gente che ha idee e amore per il mondo, e non solo per se stessa (il narcisismo è ormai fuori controllo).

Ho paura che si pensi: ma sì, con tutti i guai che abbiamo, la legge elettorale può anche aspettare. Ebbene: è proprio su questo che “loro” confidano. Perché la sussistenza del Porcellum è il vero argine che impedisce alle larghe intese di alluvionare. Con una nuova legge elettorale, il desiderio di sperimentarla si farebbe incontenibile.

Vedo in tv Oscar Farinetti di Eataly, con quella sua bella faccia da contadino italiano. Gli chiedono: ma se lei, uomo pratico e imprenditore di grande successo, dovesse indicare qual è la prima cosa da fare? “La legge elettorale” dice lui.“Se non si passa di lì non cambia niente”.

Proprio così. Fidiamoci.

 

 

esperienze, Politica Agosto 2, 2013

#Sentenzamediaset: gli gnorri del Pd

Giusto due cose sulla #sentenzamediaset:

1. a stretto giro è giunto il breve comunicato* -non obbligatorio- del presidente Napolitano, che da un lato ribadisce il rispetto per la magistratura, ma dall’altro parla di riforma della giustizia. Come se si trattasse della prima emergenza che il governo (altro che cadere!) ha da affrontare: e perché? Come se dalla sentenza si deducesse come prima cosa che la giustizia ha da essere riformata. Un paio d’ore dopo, il videomessaggio in cui il condannato Berlusconi, dopo aver attaccato durissimamente la magistratura, annuncia che non mollerà, che resterà in campo, che rilancerà Forza Italia. E anche lui, come Napolitano, mette al primo posto in agenda la riforma della giustizia. Convergenze parallele.

2. giro un po’ di bacheche di deputati e senatori Pd e il silenzio è assordante. Fischiettando si parla d’altro, dal femminicidio all’anniversario della strage di Bologna, fanno tutti gli gnorri, a parte -al solito- Civati, Puppato e pochi altri. Stanno tutti lì muti e aggrappati disperatamente al seggiolino, terrorizzati dal fatto di dover trarre le conseguenze di ciò che è avvenuto e di dover lasciare “la Casa”. Parla solo chi, essendo dotato di personalità politica, avendo un progetto, essendo riconosciuto dai potenziali futuri elettori, sa che in caso di elezioni nella “Casa” avrebbe chance di rientrare. Tutti gli altri, ovvero i veterani che stavolta non potrebbero più godere di deroghe e dovrebbero salutare, i nominati -comprese mogli, cugini e famigli vari-, i miracolati delle Parlamentarie di Capodanno e i beneficiati dal Porcellum, che rischierebbero di tornare per sempre al lavoro e allo stipendio di prima, cercano di non farsi notare, in attesa che passi l’onda: vuoi che per caso qualcuno dei loro elettori gli chieda di esprimersi contro l’insostenibilità del governo a larghe intese? (ma no, se resistono è solo “per il bene del Paese”)

L’egoismo di Berlusconi è mostruoso, niente da dire. Ma va valutato anche il peso dei mille egoismi di quelli che mettono il loro minuscolo bene davanti a quello del Paese, e i problemi del loro bilancio davanti a quelli del bilancio dello Stato. Trattasi di fattore umano, mai del tutto eliminabile. La cui incidenza tuttavia è direttamente proporzionale alla mediocrità: insomma, se sei capitato lì semplicemente per un colpo di c..o, sarai disposto a tutto pur di perpetuarlo. Per questo, come si diceva ieri, la primissima cosa da fare, altro che riforma della giustizia, sarebbe l’abolizione del Porcellum. Il che almeno in linea teorica farebbe crescere la possibilità che lì ci vada gente di valore, e non, viceversa, gente che acquisisce valore solo per il fatto di essere fortunosamente capitata lì. La conventio dei mediocri ha una forza terribile.

* ecco il comunicato del Presidente Napolitano: “La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge. In questa occasione attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all’attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l’on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l’esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all’amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il paese ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi“.

 

 

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Dicembre 7, 2012

Più donne che uomini per i 5 Stelle. Sono i primi

Paola Carinelli, stravotata da Movimento 5 Stelle in Lombardia

Non credo nella santità di Grillo e dei 5 Stelle (nemmeno la pretendo, peraltro), ma non credo nemmeno nel “pericolo 5 Stelle”. Molti punti del programma, specie sui temi ambientali, mi soddisfano pienamente. D’altro canto mi piacerebbe vedere meglio oliati i meccanismi di democrazia interna.

Non approvo perciò l’imbarazzo di molte/i che non sanno come maneggiare la notizia che su 31 capilista eletti con Parlamentarie, 17 sono donne (il 55 per cento). Per me è un’ottima notizia, che merita il massimo rilievo. Per la prima volta nella storia di questo Paese, un movimento politico si presenta all’elettorato con teste di lista più femminili che maschili (poi vedremo il resto delle liste, ma mi pare un’ottima premessa).

Il che significa almeno due cose:

1. non è vero che il Movimento 5 Stelle è misogino

2. quando a scegliere sono i cittadini e non i maschi che dirigono i partiti, le donne passano e alla grande e non servono quote o altre azioni antidiscriminatorie, perché cittadine e cittadini credono nella loro competenza, nell’onestà e nella concretezza, e l’innovazione non può prescindere dalla femmilizzazione .

Dico anche una terza cosa: non ho mai pensato che con il Movimento 5 Stelle non sia possibile ragionare. Non capisco perché dovrebbe andare così, e in base a quale principio funzionerebbe questo ostracismo preventivo. Apprezzo molto quei politici, come Laura Puppato (che lo dice qui), Pippo Civati e Rosario Crocetta, che non aderiscono a questa posizione chiusurista.

Nel suo libro “La rivendicazione della politica” (Fuorionda) Civati parla della necessità di comprendere quella “iperdemocrazia” opponendosi a etichettature frettolose e difensive (“i fascisti del web”) e adottando una logica inclusiva.

Non so se i 5 Stelle hanno tutta questa voglia di farsi includere. So che mi piacerebbe vedere in opera una collaborazione programmatica, che è possibile su molti punti. E so che quelle 17 donne su 31 sono un fatto certo, che saluto con grande interesse.

Sperando che i partiti seguano l’esempio.