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Nanni Moretti

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, esperienze Aprile 17, 2011

IL PASSO INDIETRO

Non so se con Habemus Papam Nanni Moretti volesse parlare della fine del patriarcato: quel che è certo, l’ha fatto, e ci ha messo molto di sé. La scena bunueliana del conclave al buio, il cardinale che inciampa rovinosamente, il pensiero unanime dei papabili (“Non io, Signore…”) fotografa il baco che minaccia dall’interno perfino l’apice del monumentale ordine simbolico maschile. E anticipa quello che accadrà: il Papa che non vuole fare il Papa, che scansa il potere maschile più grande, appena un gradino sotto Dio, dove la parata virile è al suo massimo sfarzo, il Maschio è quasi-assunto in cielo, lo Spirito raggiunge l’Assoluto. La più grande lontananza concepibile dalla miseria del corpo nudo e inerme nato da una donna.

Il Papa (uno struggente e umanissimo Michel Piccoli al suo canto del cigno) scappa come un bambino terrorizzato lungo l’infilata di stanze. Quel potere lo annichilisce. E il conclave diventa un paradossale setting analitico, dove due codici -quello di Spirito e quello di Psiche- entrano in rotta di collisione. “Non sappiamo che cosa fare” si dispera il segretario di Stato. “Nessuno ha mai immaginato che potesse capitare una cosa del genere“. E invece la cosa sta capitando.

Il re che non vuole la corona (vedi “Il discorso del re“), addirittura il Papa che non vuole fare il Papa. Il maschio ferito che sa più raccontare se stesso e il suo posto del mondo nella lingua del potere e del dominio. Che non sa più a fare quel baldanzoso passo avanti (“Non riesco più a fare niente, sono sempre stanco” dice il Papa all’analista), ma non ha la minima idea di quello che troverà, di cosa scoprirà su se stesso, del territorio ignoto in cui si troverà a muoversi, facendo il passo indietro verso cui è irresistibilmente sospinto. Tutto si paralizza, il conclave diventa un luogo di gioco infantile, il Papa deve smarrirsi nella sua solitudine per ritrovare qualche brandello della sua verità, come quell’antica vocazione d’attore, e la forza di riconoscere di fronte a se stesso e al mondo che “la guida di cui avete bisogno non posso essere io” e che “c’è bisogno di una risposta nuova”. Non abbiamo il Papa, ma abbiamo l’uomo nuovo.

Nanni Moretti ha avuto uno straordinario coraggio, con questo capolavoro che merita la Palma. Ha ascoltato se stesso, è stato autocosciente, come raramente gli uomini sanno fare. Forse si è avventurato senza sapere bene quale sarebbe stato l’approdo, rischiando la deriva. E’ stato onirico e ossessivo, soggetto-oggetto del setting. Ha saputo raccontare che cos’è un uomo che si sottrae al potere, e che cosa c’è, nel territorio del passo indietro: forse solo bellezza, e umanissimo gioco.

E ci chiama al cospetto del gigante caduto, chiedendo verità e rispetto.

scuola Novembre 1, 2008

LEZIONE SU PASOLINI

Domani saranno passati 33 anni -così tanti?- dall’assassinio di Pierpaolo Pasolini. Da allora sono cambiate tante cose, e in molti casi esattamente, sconcertantemente, nel senso delle sue profezie. Oggi i ragazzi festeggiano Halloween ma non sanno chi era questo italiano anomalo, e ad un tempo così profondamente italiano. Chissà se il suo nome compare nei programmi scolastici.

All’omaggio di Nanni Moretti (da “Caro diario”, a cui seguono un discorso del poeta sull’omologazione e l’orazione funebre di Alberto Moravia) aggiungete il vostro: una citazione, un ricordo, qualche breve nota su che cosa Pasolini è stato per voi. Proprio come se doveste parlarne a un ragazzo.

Oggi lezione collettiva online su Pierpaolo Pasolini.