Dopo Covid-19 l’accelerazione riformista non basta. Donne di tutto il mondo sono al lavoro per un cambio di paradigma. Questo il nostro contributo alla discussione: i corpi al centro, con il loro spazio-tempo inviolabile, e un’altra idea di lavoro. Appunti per un Manifesto sulla Città, luogo della trasformazione e della politica
Di recente ho visto un film bello e poco conosciuto, “Guida per riconoscere i tuoi santi”, opera prima di Dito Montiel, premiata al Sundance Film Festival. Non fatevelo scappare, se vi capita. Lì tra l’altro si vede bene cos’è un’estate metropolitana. Asfalto bollente per i ragazzi di Queens. Spazzatura. Pelle sudata, birra, profumi dozzinali rubacchiati al drugstore. Le notti sotto il ponte, un bagno a mezzanotte con i jeans, il muro della piscina scavalcato. Una fetta di pizza fredda, il gelato che cola sugli avambracci. Sesso appiccicoso negli androni. Pianto di bambini che non prendono sonno. La violenza di un amore che sta finendo. Moto smarmittate nei tunnel. Il metrò che ruggisce. Qualcosa che sembra mare in fondo un prato bruciacchiato.
Non sa che cos’è l’estate, chi non ha mai vissuto la ferocia di un’estate metropolitana. I piedi a bagno nelle fontanelle. Il giorno che non muore mai. Un morso disperato d’anguria. Ventagli di plastica. Le gambe gonfie delle donne. Sedativi. Uomini in canotta che fumano sui balconi. Condomini. Finestre illuminate di notte. Tv accese. Treni. Domeniche deserte. L’aria condizionata di un cinema. Dentista d’urgenza. Strane amicizie in ufficio. Parlarsi da una scrivania all’altra. I parchi. Formiche che ti salgono per le gambe. Rimmel che cola. Schiene nude. Rimpianti. Supermarket deserti. Vecchi che camminano al braccio di floride ragazze ucraine. Alberi senza vento. Sole. Piazze metafisiche da traversare in fretta. Ombra soffocante sotto i portici. Cose immobili dietro le serrande chiuse. Rondini acquattate. Gatti senza niente da bere. Immigrati nelle laundrette. Musiche da lontano. Cassonetti colmi, cocci di bottiglia. Silenzio senza pace. Cieli di latte. Un turista che si è perso. Le fermate dei bus. Zanzare. Acqua che cola da un balcone. Assenze. Sedie vuote di plastica nei bar. Fiori che seccano nei cimiteri. Velate che camminano solennemente. Le braccia bianche delle portiere che spazzano.
Non sa cos’è l’estate, chi non ne ha mai passate in città.
(pubblicato su “Io donna”-“Corriere della Sera”, il 9 agosto 2008)