Una delle chiavi della svolta civica di Milano è stata proprio la mancanza di un leader conclamato. Se ci fosse stato, forse le cose sarebbero andate diversamente. La “sottoesposizione” di Giuliano Pisapia, catalizzatore più che capo -molti a sinistra erano preoccupati per il suo understatement mediatico-, si è invece rivelata la scelta giusta in contrapposizione al leaderismo invadente e a tuttatv del centrodestra.

In quello spazio lasciato vuoto si è rafforzato il tessuto connettivo del nuovo civismo -reti, comitati, connessioni, fai-da-te politico- che poche settimane dopo si è esercitato anche nella vittoria referendaria. I più giovani, natural born networker, hanno portato in dote tutta la loro agilità in rete e la loro viva idiosincrasia per l’individuo isolato e obsoleto.

L’aveva detto Giuseppe De Rita nell’ultimo rapporto Censis: l’idea del leader salvifico è entrata in crisi soprattutto fra i giovani e le donne. I quali, non casualmente, sono stati i veri protagonisti della svolta.

Un recente saggio di Andrea Vitullo, ex manager oggi executive coach e “philoeconomista” (“Leadershit-Rottamare la mistica della leadership e farci spazio nel mondo”, Ponte alle Grazie) sintetizza in un neo-brand inequivoco il destino della vecchia idea del capo in questo nuovo mondo scaravoltato dal web e dai social network, in cui visione e condivisione soppiantano il dirigismo narcisistico.

Al posto del leader unico e maximo in cima alla vecchia piramide gerarchica, di quell’Uno –quasi sempre anziano e maschio- che trattiene e cumula per sé ostacolando il flusso di energie, risorse e informazioni, di quell’irrazionale imbuto in cui vanno a ingorgarsi intelligenze e progettualità, Vitullo indica il modello femminile della rete che pulsa, co-crea, redistribuisce e fa fluire, velocizzando i processi e moltiplicando le opportunità. Leader e gerarchie, insomma, non servono più a far funzionare le organizzazioni. Semmai sono il problema delle organizzazioni.

E il pan-economicismo è la ciliegina sulla torta. “Ho studiato economia e me ne pento”, è il titolo di un libro di Florence Noiville, giornalista di “Le Monde”, che spiega: “Possibile che una formazione di altissimo livello arrivi a impedirci di essere padroni del nostro destino?”.

Maestre delle nuove pratiche sono proprio le donne. E a cinque di loro Vitullo si affida per l’appendice “laboratori leadershit” del suo stimolante saggio.