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AMARE GLI ALTRI, esperienze, Politica Giugno 27, 2011

Guerrilla civile a Napoli

A Napoli capita anche questo, ed è un segno della politica nuova

CLEANAP | Piazza Pulita| Guerrilla di civiltà
CLEANAP non è un’associazione, non è un organizzazione, nè altro… è un gruppo di liberi cittadini accomunati dall’amore per la nostra Napoli e dalla voglia di non stare più a guardare.
Ecco perchè, ispirati da altri cittadini che hanno ripulito piazza del Plebiscito, siamo scesi in piazza Bellini l’11 giugno per “FARE PIAZZA PULITA“!

Armati di scopa, paletta, detersivo, buste e, ovviamente, di buone intenzioni, abbiamo dato dignità ad un luogo stupendo, troppo spesso mortificato per la cattiva gestione…
Abbiamo voglia di farlo ancora, ma per riuscirci abbiamo bisogno anche di te!

Nostro intento è accendere un meccanismo a catena volto alla sensibilizzazione preventiva…perchè è più facile non sporcare che pulire!

L’evento, per parlare come facebook impone, si chiama CLEANAP, una crasi tra il verbo To Clean e NAP(oli). Se lo andate a pronunciare “CLEANAP”, diventa “CLEAN UP”, i cui svariati significati rimandano a: moralizzare – pulire – raccogliere – regolare – ripulire.
Il sottotitolo dell’evento è Piazza Pulita, che ha una valenza didascalica, ma anche metaforica.

Basta con l’ARMIAMMC E IAT! Scendiamo e diamo il nostro piccolo segnale!

e poi, qui di seguito, una conversazione su Napoli by Facebook tra me e Mercedes L.

Mercedes:      Napoli: a) mandolino, il golfo, il pino, torna a Surriento, il cuore dei napoletani. b) camorra,inciucio, il senso dello stato inteso come solo dovere per gli altri, una città la cui rabbia è sempre commista alla rassegnazione …che a comandare sono solo capaci “gli altri” e i camorristi.
Hanno avuto già nel 1975 Valenzi sindaco, sembrava la svolta, il PCI dalle mani pulite che imprimeva un nuovo volto alla pubblica amministrazioni e arrivammo a Bassolino… ora faranno fuori De Magistris(che spero abbia già la scorta…perchè non si sa mai!!)
Napoli non ha speranza, nessuna città ha la corruzione nelle vene così densa, poi ci sono realtà di grande coraggio… ma non intaccano la sostanza.Hai ragione è atroce l’accoglienza riservata a De Magistris.Io spero di avere torto nell mio pessimismo.

Marina:       Cara Mercedes, la tua analisi è impietosa ma anche realistica. Noi a volte ci facciamo il film: da una parte la camorra, e dall’altra Napoli imprigionata. Il fatto è che Napoli è anche la camorra, l’intreccio è mortale. Devo dirti che ho conosciuto persone molto attive nel csx napoletano, che tuttavia nei loro comportamenti personali e politici dal mio punto di vista erano seriamente censurabili: primato delle relazioni, familismo, fondi dell’Europa spesi in modo dissennato… Purtroppo è così. Tuttavia lo strazio per quei bambini con l’asma a causa dei roghi e con le palline di canfora in tasca per poter respirare è grande, un pensiero costante.

Mercedes:     Cara Marina, tra i bambini, tra quel 20 per cento in più che soffrono di patologie bronchiali acute ci sono tutti, anche i piccoli incolpevoli figli dei malavitosi.Ai camorristi in questo momento però il bene da difendere è il denaro a tal punto che, anche il vederli con le palline di canfora, lo considerano un prezzo da pagare.

Marina:        Sì, è la cosa che mi aveva molto colpito in Gomorra, questa onnipotenza e onnipresenza dei soldi. Vivevano alle Vele come animali, in canottiera e ciabatte di gomma, gonfi di cibo e di droghe, una specie di insignificanza della vita, di fronte alla mostruosa significanza del denaro.

 

Ho pensato ai discorsi che abbiamo fatto qui su Milano, sul dono e sul gratis, e alla mostruosità che nascono dal fare tutto solo per soldi, anche i propri figli con l’asma e la naftalina in tasca.

Archivio Giugno 2, 2008

Donne di Gomorra

Tanti avranno già visto il potente “Gomorra”, di Matteo Garrone-Roberto Saviano: le sale strapiene da subito, un milione di incassi già il primo week end. Sarete rimasti soggiogati dal fascino oscuro di quell’apocalisse: l’eco dei kalashnikov nelle spiagge desolate, le maestose “Vele” di Scampia, la cava, la danza solenne dei camion carichi di rifiuti tossici. Tutti quei bambini perduti, e tutto quel sangue. Gironi di un inferno fotografato una volta per tutte.
Forse anche voi vi sarete chiesti a che cosa serve tutto quell’immondo business, la guerra, le mazzette ossessivamente contate e ricontate, se poi la vita di chi ne tiene le fila resta lo schifo di vita che abbiamo visto. Se la miseria, il fetore, il lezzo del sangue gli restano incollati addosso, senza scampo: tutti quei soldi, quel potere, e per che cosa, se non per tirarsi fuori di lì? E Bernardo Provenzano, del resto, il boss dei boss, non viveva forse come una capra, solo e malandato, lui e il suo potere, in compagnia della morte? Basterebbe Shakespeare a raccontarlo?
Quel che è certo, quel “sistema” è un’invenzione degli uomini. Come tutti i sistemi di questo mondo, del resto. Un gioco tra maschi, e le donne pegni in partita, chiuse in casa, vittime e mute aguzzine. Sempre più spesso incluse e scaraventate in prima linea –emancipate-, e allora anche più feroci, come tutte le cooptate. Pazienti mediatrici del male, garanti silenziose della continuità di quell’orrore, di padre in figlio, di marito in fratello, testimoni del sangue, addestratrici di altre donne vittime e aguzzine come loro: vero capolavoro di autosessismo.
Non basterebbe, dico –e sarebbe un mutamento immane, ma anche istantaneo, perché iscritto nel registro del simbolico, e il simbolico non ha bisogno di tanto tempo-, che queste donne si sottraessero? Che voltassero le spalle ai padri e ai fratelli, che rifiutassero il training delle madri, che abbandonassero i mariti e ripudiassero i figli, che riprendessero nelle loro mani i fili delle loro esistenze? Non sarebbe un duro colpo, per il “sistema”?
Perché una donna vede “Gomorra” e si dice: che cosa posso fare, io? Ecco, per esempio può fare questo, e dire ad altre donne di farlo, dare loro una mano a farlo. Sottrarsi.
(pubblicato su “Io donna”-“Corriere della Sera” il 31 maggio 2008)