Molte fra noi blogger hanno i loro persecutori, diciamo così, in particolare quelle ritenute “femministe”. I militanti antifemministi intervengono a raffica e in modo organizzato sui blog, oppure lavorano dietro le quinte come veri e propri stalker. Da qualche tempo un tale Massimo Di Natale, tenutario di un blog “per una vera rinascita della donna nella società attuale e la valorizzazione del suo ruolo. Contro il femminismo radicale etc”, prova a ossessionarmi su Fb e via email con le sue “5 domande”. Eccone alcune (non tutte, sono troppo noiose):

Perché le femministe svedesi, vedendo che le donne non riuscivano a penetrare a sufficienza nei consigli di amministrazione, hanno imposto nel 2003 le quote rosa (50% di rappresentanza per uomini e donne) salvo poi richiederne la rimozione in quei settori accademici, come Medicina, Psicologia o Veterinaria, in cui l’applicazione di questa misura comportava l’esclusione di studentesse e ricercatrici a vantaggio dei colleghi uomini?

Perché quando un uomo guadagna più di una donna si parla di “cameratismo maschilista” mentre quando una donna guadagna più di un uomo si parla di “merito

Perché le femministe, quando si tratta di agevolare la carriera delle donne, richiedono la presenza di asili nido nelle aziende dove poter lasciare i figli piccoli, mentre quando si parla di detenute madri pretendono al contrario che non vengano tenute in carcere in modo da consentire loro di stare vicino ai propri bambini?

Eccetera. Poiché io non gli rispondo, non sono obbligata -e come mi permetto? lui non prevede il libero consenso- Massimo Di Natale si innervosisce:

Marina Terragni, perchè mi hai bloccato? Perchè non vuoi rispondere alle mie domande?

successivamente passa alle brutte:

Marina perchè sei così stronza? rispondi alle domande!“, mi ordina esclamativo e perentorio l’altro giorno via email. Il comportamento è precisamente quello dello stalker, che non tollera di essere ignorato, e alza progressivamente il tiro.

Faccio questa denuncia pubblica per varie ragioni: perché Di Natale e quelli come lui  -non è l’unico, ce n’è anche di molto peggio, mascherati dietro i nick-, si rassegnino, io non mi lascio intimidire; perché sappiate che cosa succede nel backstage, che qui non si vede; perché possiate osservare insieme a me le analogie tra il comportamento di questi militanti e quello degli ordinari stalker e domandarvi insieme a me quale può essere stata l’esperienza personale che li ha condotti a odiare le donne.

p.s. In una legge federale statunitense il cyberstalking è considerato parte integrante di un piano ampio di lotta contro la violenza maschile sulle donne.

p.p.s  Se Di Natale non la pianta lo denuncerò alle autorità competenti e pubblicherò qui il suo indirizzo mail.