dog33

Riporto qui una parte dell’ultimo dibattito e la pongo a tema.

Un anomimo inferocito commenta “le sue (mie, ndr) riflessioni da altoborghese fintamente attenta agli altri“. Una certa Maria aggiunge, parlando di lavoro: “… certo, non sono lavori in grado di invogliare uno di quei “cervelli” che possono ambire ad emigrare verso un Paese dove potranno svolgere un lavoro attinente… Non si tratta assolutamente di uno di quei lavori tipo “scrivere-sul-Foglio, fare-televisione, tenere-un-blog-attento-alle-problematiche-della-donna-moderna, scrivere-libri-pubblicati-da-Mondadori, pubblicare-una-colonna-sull’inserto-settimanale-del-principale-giornale-quotidiano” (questa sarei sempre io, l’altoborghese, ndr).No, non si tratta di una cosina fine del genere. Si tratta di “lavoro-prendere-o-lasciare”.

Disturbati dalle incursioni aggressive, tanti frequentatori del blog si lamentano, chiedono filtri, sbarramenti e così via. Io vedo questo, da qualche parte del web, e lo ripropongo: “Holland (1996) ha osservato nell’utente di internet, molto più di frequente rispetto alla vita reale, una regressione, che provocherebbe tendenza all’aggressività, facilità nell’uso di una terminologia sessuale diretta… Alla base di tale regressione ci sarebbe una riduzione delle inibizioni, che permette di esprimersi con più facilità rispetto al rapporto faccia a faccia (il cosiddetto effetto confessionale)”.

E aggiungo, dialogando con Donatella: “Il bersaglio occasionale è quasi sempre chi tiene il blog e quindi si espone personalmente, nome cognome eccetera, che viene individuato come il nemico, l’usurpatore, la ragione di tutto il male e di tutte le ingiustizie che si subiscono. Vedi questa cosa buffa per cui io sarei altoborghese, povero il mio povero papà che si è sempre fatto un mazzo così per tirarci su e farci studiare, e io ho studiato molto, moltissimo, senza smettere mai, e quel pochissimo che ho, sudandomelo ogni giorno, viene dalla fatica, dall’impegno, dal lavoro; la mia mamma casalinga, io cresciuta nella Milano operaia degli anni Sessanta che peraltro rimpiango. E potrei andare avanti a raccontare: ma credi che questi, che mi sparano in quanto “altoborghese” si placherebbero?. O vedi anche quelli che mi chiosano in modo maniacale, analizzando i testi, passandoli al setaccio alla ricerca di incongruenze e contraddizioni… Il fatto che sia io, a essere esposta all’aggressione, anziché tu o chiunque altro è puramente casuale. Io non conto un bel nulla, perciò non me la prendo affatto e cerco solo che i limiti di decenza non vengano oltrepassati. La cosa che conta è tutta questa rabbia, questa frustrazione che ha fatto del nostro paese, dal più gentile del mondo che era, il più incazzato e furioso. E invece di usarla, questa rabbia, questa invidia, come carburante per il desiderio, le si permette di divorarci”.

E’ questo che pongo a tema: perché siamo diventati così? perché siamo incazzati neri?