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Un giorno ho aperto un armadio che di solito resta chiuso, e mi è caduto sulla testa un sandaletto rosa. Un oggettino orrendo che non sapevo più di avere, che credo di non avere mai indossato –lo spero per me-, e che non ricordo quando, dove e perché ho comprato. L’ho rimesso nell’armadio con un po’ di angoscia. Ho molto da lavorare, non ho certo il tempo per occuparmi di lui e di tutte le migliaia di altre cose che non so più di avere, negli armadi, negli stipetti, negli sgabuzzini, nei bauli. Stipate. Accatastate. Anzi, acquattate. Come creature in sonno che attendono di essere richiamate in vita. Sapete benissimo di che cosa parlo. Stephen King ne ha fatto letteratura.
Si deve attendere l’evento raro di un trasloco per esperire la vastità del cimitero delle cose. E il peso che ci trasciniamo dietro, senza rendercene conto, e che ci appesantisce la vita. La controprova è in quegli entusiasmanti e frenetici butta-via-day, tutti femminili, quando spalanchiamo scatoloni e ripostigli dove abbiamo più o meno ordinatamente conservato di tutto: le viti superstiti di un montaggio Ikea –non si sa mai-, la scatola del frullatore –può venire buona-, quel vestitino che bruttissimo non è –a volte tornano-, una stampa della Madonna del cardellino –buttarla è peccato-. Decine di sacchi neri + scatoloni per la pesca in parrocchia: e alla fine si vola, felici, nella vastità dello spazio ritrovato.
Siamo creature transeunti: un’ottantina d’anni e più o meno altrettanti per tornare del tutto la polvere che siamo. Un sandaletto di plastica rosa può ampiamente sopravviverci. La plastica non l’ammazzi mai. Il sandalo mi ha guardato beffardo e me l’ha fatto capire, colmandomi d’orrore. Perché anche le cose parlano, a saperle ascoltare. La signora Tara Gandhi, nipote del Mahatma, ricorda che suo nonno rispettava gli oggetti inanimati come se un’anima l’avessero anche loro. Era lui a dargliela, con il suo sguardo compassionevole. Anche mia nonna, a dire il vero: la sua poltrona, il suo tailleur, la sua spilla. Cose a cui si finiva per volere bene, come a dei parenti.
Consigli per gli acquisti, perciò, in tempo di saldi: parlate con le cose, ascoltate con calma quello che hanno da dirvi prima di scaraventarvi alla cassa.

(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 16 gennaio 2010)

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