Mi scrive una di voi commentando l’ultimo post su Colonia: “No, non lo sopporterei mai di perdere la mia libertà, nemmeno per salvare un intero popolo di rifugiati, e NO, non mi dispiaccio”.

La mia amica Nadia scrive qualcosa di molto assonante: “Non ci sono uomini “buoni” o uomini “cattivi”. C’è un maschilismo occidentale al guinzaglio e un maschilismo a ruota libera che significa guai ancora peggiori per le donne. Il rischio dell’accanirsi sull’uno può significare salvare o legittimare l’altro, come se esercitare maschilismo da salotto, nel lavoro, nella scuola, nella scienza, nella ricerca, nell’arte, nelle proprie case, nei sentimenti, come se esercitare vivisezione psicologica fosse meno grave.
Ho girato il mondo con lo zaino, da sola o con amiche, affamata del mondo, ho imparato tanto da tante culture diverse, ma anche, sulla mia pelle, dove poter stare e in che modo o dove neanche poter esistere.
Il centro del discorso non è “salvare” gli immigrati a tutti i costi ma certo salvaguardare sempre le donne. Solo questo, a conti fatti, mi può riguardare.
Non voglio dare una via d’uscita al maschilismo in guanti bianchi, ma se denunciare l’evidenza di culture ancora più violente nei confronti delle donne significa essere razzista, ebbene mi assumo questa responsabilità, questa onesta consapevolezza.
Sono razzista e spietata contro ogni uomo di razza, cultura, religione, atteggiamento che solo osi offendere le donne. La sopraffazione ha un solo colore, tetro e lugubre, un solo suono, sinistro e stridente e la risposta non può’ che essere un urlo liberatorio: GIU’LE MANI DALLE DONNE!”.

Vi chiedo che cosa ne pensate, provando a estrapolare due domande dagli interventi che vi ho riportato:

sareste disposte a rinunciare a una parte delle vostre libertà se questo servisse a migliorare l’accoglienza e la convivenza con migranti e profughi?
o sareste invece disposte a correre, come dice Nadia, il rischio di apparire razziste per “denunciare l’esistenza di culture ancora più violente (della nostra) nei confronti delle donne”, senza anteporre la necessità di “salvare i  migranti a tutti i costi” alla salvaguardia della libertà femminile?
Mi metto in ascolto.

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