Oggi rebloggo un post fresco fresco di Giovanna Cosenza che analizza le reazioni degli avversari politici alla #propostachoc di Berlusconi su Imu e tutto il resto, e dice che al momento queste reazioni mancano l’obiettivo. Che poi, fino a prova contraria, sarebbe quello di impedire che i consensi a Berlusconi crescano, o più precisamente di fare in modo che diminuiscano.

“E alla fine, di domenica mattina, Berlusconi se ne esce con la “proposta choc”: una volta al governo, dice, non si limiterà ad abolire l’IMU ma la restituirà subito. Con un bonifico sul conto corrente o addirittura in contanti, a uno sportello postale.

A chi si rivolge Berlusconi? Anzitutto ai suoi ex elettori, come osserva anche Pierluigi Battista oggi sul Corriere, quelli che nel 2008 l’hanno votato ma poi, delusi da ciò che non ha fatto o ha fatto male, turbati dai suoi mille festini e scandali, hanno pensato di non votarlo più. In particolare poi (attenzione!), si rivolge ai suoi ex elettori dei ceti medio-bassi, quelli che negli ultimi cinque anni si sono impoveriti e hanno paura di impoverirsi ancora. Berlusconi cerca di recuperarli, ovvio, ma parte da una posizione molto più svantaggiata del 2008, dunque è assai meno temibile di allora. Eppure…

Eppure ieri hanno tutti dato immediatamente grande valore all’uscita di Berlusconi – proprio come lui voleva e prevedeva – perché, pur bollandola come “ridicola”, “irrealizzabile”, “demagogica”, “populista”, hanno dato mostra di agitarsi molto. E così è scattato subito il paradosso: dici che qualcosa non vale niente, ma cominci a girarci attorno come una mosca sul miele. Dici di sottovalutarla, ma in realtà stai dandole un gran valore. Inoltre, se pensiamo a quanto detto sopra – che Berlusconi è meno temibile di un tempo perché sta solo cercando di recuperare i voti persi, non di guadagnarne nuovi – stai addirittura facendo un errore di sopravvalutazione.

Ma andiamo poi a vedere cosa implicano le etichette che i vari leader hanno affibbiato alla “proposta choc” per svalutarla. Dici che è “irrealizzabile”, ma non spieghi bene perché, dunque resta il dubbio che possa essere realizzata. Dici che è “ridicola”, e finisci per dare implicitamente del ridicolo a tutti quelli che l’IMU l’hanno pagata a fatica, o non sono riusciti a pagarla; li ferisci, li offendi: “ridicola” una proposta che li aiuterebbe? Dici che è “demagogica” e “populista”, ma dimentichi che da anni tutti accusano più o meno tutti di “populismo” e “demagogia”: oggi a te, domani a me. Il che ha ormai svuotato queste etichette: è come dire “nobbuono”. E perché “nobbuono”? Perché lo dico io, punto.

E allora torniamo a pensare a tutti quelli – che sono molti – a cui la restituzione dei soldi dell’IMU non farebbe solo “comodo”, come si dice: ne hanno un bisogno enorme, urgente. Cosa offrono gli altri partiti a queste persone? Hanno qualcosa di altrettanto concreto e immediato da promettergli? No, perché «non raccontano favole», gli si dice. Ma quelle persone in realtà pensano che le favole le raccontino tutti, pure i partiti che dicono di non farlo. E allora, favola per favola – pensano quelle persone – tanto vale seguire la favola che mi promette un vantaggio spicciolo e concreto, qualcosa che mi arrivi subito in tasca, vedi mai che si avveri. Ma Berlusconi ha fatto mille promesse e non le ha mai mantenute, gli si dice. Non è vero – pensa chi ha urgenza di cash – quella volta l’ICI la tolse davvero, e pazienza se un anno dopo le cose andarono a catafascio, pazienza se fra un anno tornerà l’IMU o altro: io intanto so che, se Berlusconi vince, quei soldi mi tornano indietro. Questo pensano i molti, moltissimi, che in questi anni si sono impoveriti e sono sempre più poveri. Gente a cui Berlusconi sa parlare e altri no.

Sicuri che siano solo suoi ex elettori? Io non ne sarei così sicura. Per questo sbaglia chi sottovaluta la proposta di Berlusconi. Ma sbaglia pure chi ci gira intorno a vuoto, senza riuscire a parlare a quelle persone come sa fare lui. Occorre mentire a questa gente? Certo che no, ma anche per dire la verità a qualcuno bisogna pur parlarci”.

Questo articolo è uscito anche sul Fatto quotidiano

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