Spiacente, ma il nome non funziona. Perché non imposta correttamente il problema. C’è falsa coscienza. 

“Piano nazionale per la fertilità”, come l’ha chiamato la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, annunciando un tavolo che studierà la nostra denatalità (1.23 figli per donna) e le misure per incrementare le nascite, ricorda troppo i “figli alla patria”, non pone al centro la libertà femminile, che è il principale fattore in gioco, e la politica che la ostacola.

Vero: alle ragazze e ai ragazzi va ricordato che la funzione riproduttiva è un meccanismo delicato e a tempo -non c’è fecondazione assistita che tenga – e che le infezioni a trasmissione sessuale possono compromettere la fecondità. Che ci sono comportamenti -come l’abuso di sostanze, dal tabacco alla marijuana, i disturbi dell’alimentazione e l’eccessiva sedentarietà- che diminuiscono le probabilità di concepire. Ma se poi la politica non mette fuori legge gli ftalati, componenti di oggetti in plastica, creme solari, saponi e dentifrici (le ricerche hanno ampiamente dimostrato che sono un vero killer per la fertilità maschile) c’è poco da dirgli di non farsi le canne.

Il principale fattore di rischio resta senz’altro l’età, giusto avvisare.

Da noi l’età media in cui una donna partorisce il primo figlio è 31.4 anni, quando la possibilità di concepire è già ridotta del 60-70 per cento (nella gran parte dei paesi europei le primipare hanno 27-29 anni). Ma se la politica non interviene contro inoccupazione, instabilità del lavoro, scarsa o nulla tutela della maternità per non occupate, lavoratrici autonome e precarie, dimissioni in bianco, carenza di welfare e servizi di cura, caro affitti e zero mutui; se la politica non promuove un cambiamento culturale, assumendo con determinazione l’evidenza che le donne fanno più figli quando lavorano e non quando stanno a casa come piacerebbe ancora a molti uomini, politici compresi, c’è poco da incoraggiare a fare i figli prima.

L’intervento sociale, quindi, è prioritario per una prevenzione dell’infertilità e sterilità. Lavoro per le donne e welfare = aumento del Pil e delle nascite. Le politiche francesi hanno quasi raddoppiato la natalità. Non impedendo più alle donne che lo desiderano -se lo desiderano- di mettere al mondo bambini.

E’ il libero desiderio delle donne a essere decisivo, e a non dover essere ostacolato dalla cattiva politica.

 

AGGIORNAMENTO sabato 4 ottobre: mi spiegate a che cosa serve studiare l’infertilità italiana, se poi si aumentano le rette degli asili nido?

 

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