Che l’iniziativa farà molto discutere è certo. Ma i corsi per i trenta aspiranti “assistenti sessuali” (love giver), una dozzina di week end teorico-pratici, dovrebbero partire a breve in Toscana, prima regione a riconoscere il diritto delle persone disabili a un soddisfacimento sessuale.

Gli argomenti di possibile discussione sono molti: dall’attenzione pubblica nei riguardi di un bisogno che alcuni potrebbero ritenere secondario rispetto ad altri; al fatto che il confine fra l’attività assistenziale e quella prostitutiva potrebbe apparire pericolosamente labile; fino all’ovvia domanda: gli assistenti sessuali sarebbero volontari o professionisti retribuiti?

Anche se probabilmente in cima ai problemi c’è la difficoltà di rompere il tabù che ci fa ritenere naturalmente “angelicate” e libere da impulsi sessuali donne e uomini portatori di disabilità.

Proviamo a parlarne con sincerità e con garbo.

p.s. io sto rimuginando qualche pensiero. La domanda che mi faccio: può essere questa la risposta a quella domanda?

Interverrò nella discussione. Intanto posto un documento che leggete come primo commento.

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