C’è sensibilità, vedo, intorno al fatto che ai bambini non è concesso di perdere tempo. Io direi meglio: perdersi nel tempo, sfuggire a quell’unico senso del tempo per trovarne un altro, un tempo “magico”, come direbbero loro, un tempo di cui essere quasi gli unici testimoni, insegnandone ai noi adulti. Capiamo, evidentemente, che non perdere tempo vuole dire perdere qualcosa d’altro che è molto prezioso.

Il fatto è che si deve offrire loro lo spazio per perdersi nel tempo. Detto in una parola: chi può far loro compagnia, mentre fanno questo “lavoro”? Se le mamme e i papà lavorano, e lavorano sempre, e sempre di più, “chi guarderà i bambini?”, come si chiedeva il titolo del saggio di una psicoanalista francese? Come si deve fare?

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