Iscrivo l’orribile episodio di ieri a Milano, il vigile urbano Niccolò Savarino deliberatamente travolto e ucciso da un Suv che ha trascinato lui e la sua povera bicicletta per trecento metri, nel tessuto simbolico della guerra che si sta combattendo tra le auto e i viventi.

Le automobili fanno ammalare e uccidono, deturpano il volto delle nostre città e le anime delle persone, rendono la convivenza incivile, ci costano infinitamente di più di quanto rendano.

E’ arrivato il momento della mano ferma e di una svolta radicale. I provvedimenti sull’area C, confortati dall’esito chiarissimo di un referendum, che limitano fortemente il traffico privato nel centro storico -perfettibili e aggiustabili, dopo una necessaria fase di sperimentazione, e progressivamente allargabili a tutte le altre zone, in una prospettiva di città policentrica– devono soprattutto dimostrare che senza auto, o con meno auto possibili, si vive benissimo. Anzi, si vive meglio, la vita torna al primo posto, esattamente dove deve stare.

Va in questa direzione il provvedimento adottato dall’assessora al Personale e al Benessere Chiara Bisconti, che introduce la flessibilità nell’orario di ingresso per i quasi 16 mila dipendenti del Comune: il traffico urbano si riduce soprattutto in questo modo, e speriamo che l’esempio virtuoso sia seguito da un grande numero di aziende metropolitane.

Quando si parla di Milano come laboratorio politico io penso soprattutto a fatti come questi.

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •