Dopo che un simpaticone di Isis ha risposto a un mio tweet con uno di quei deliranti proclami sugli infedeli eccetera, e dopo aver visto su Sky uno speciale su quella banda di orribili nazisti (piuttosto impressionante devo dire), tutti quei bambini (maschi) tirati su nell’odio per l’amerikano e con il kalashnikov a tracolla, ho pensato questo:

che l’american way of life, quel modo di vivere, consumare, stare al mondo inteso da noi occidentali, ma anche da loro orientali e medio-orientali, come il top e il max del progresso per un essere umano, quelle libere sorti e progressive hanno perso grande parte della loro attrattività. A quei ragazzi dà molta più soddisfazione e senso e identità pensarsi come nemici degli americani infedeli, ad Allah piacendo, che sperare di poter raggiungere prima o poi i livelli di libertà e di benessere delle democrazie del West. Salvo naturalmente usare le tecnologie del West, non solo le armi, ma soprattutto la rete, per terrorizzarci con teste mozzate poggiate sul dorso di infedeli in tuta arancione (io sono perché quelle immagini NON vengano diffuse, depotenziando l’operazione di propaganda). Ma il fine ultimo, dicevamo, non è più il raggiungimento di quella confortevole esistenza, che pur con tutti i suoi indubbi limiti mi pare decisamente preferibile a ciò che tocca agli uomini e soprattutto alle povere sorelle di quei Paesi, costrette a una vita che non è vita (altro che “dittatura della taglia 42”, cara Fatema Mernissi).

Intendiamoci: l’american way of life non sarà più attrattiva per la manovalanza, per quei giovani maschi esaltati che pensano alle loro future 22, 44, 55 vergini e fanno la ronda nelle città conquistate da Isis per vigilare sullo spessore del velo delle sorelle (se non è abbastanza spesso i fratelli vanno nel pallone), ma a quanto pare, visto le immagini che girano in rete -grandi alberghi, piscine, orologi svizzeri da decine di migliaia di euro- resta molto appealing per i capi di Isis. Il filosofo-psicoanalista Slavoj Zizek lo dice mirabilmente parlando di invidia “verso lo stile di vita dei non credenti” da parte di quei capi “profondamente infastiditi, incuriositi ed affascinati” dalla nostra civiltà.

Resta il fatto che la battaglia è in grande parte culturale. Dobbiamo saper vedere gli errori dell’Occidente, cosa però ben diversa dall’autodemolizione: difendo, per esempio, la democrazia, che pur con tutti i suoi acciacchi resta molto meglio di un califfato; difendo la nostra libera differenza sessuale, anche se i guai non ci mancano: senz’altro preferibile all’essere sepolte vive in bare di rayon. 

Bisogna saper parlare a quelle sorelle (nostre sorelle, di noi donne, non di Isis). Portargliele via una a una.

Il corpo di noi donne è al centro della contesa: ricordiamogli tutte che è NOSTRO.

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