Certo: un sindaco può sempre revocare le deleghe a un assessore, è suo diritto. Ma trattandosi di fatto di una certa gravità, è bene che i cittadini  vengano messi al corrente nel dettaglio delle motivazioni. A maggior ragione se il sindaco si è sempre appellato a un rapporto “diretto” con la cittadinanza, non facendo parte di alcun partito con il quale sarebbe invece tenuto a confrontare le sue scelte. E in particolare quando il “licenziato” è Mr Preferenze -con i suoi 13 mila voti da capolista Pd Stefano Boeri è stato il secondo degli eletti a Milano dopo Silvio Berlusconi-. Quando sta lavorando moltissimo e bene: dall’invenzione di Bookcity all’Oca, spazio per la creatività giovanile negli spazi ex-Ansaldo, a mostre di grande successo come quella dedicata a Picasso, record storico di visitatori. E senza sforare il budget di 800 mila euro: che per la cultura, in una città come Milano, è davvero poca roba, e anzi riuscendo a trovando generosi sponsor in questo periodo di vacche magrissime.

I rapporti tra il sindaco Giuliano Pisapia e il suo ex-antagonista alle primarie non sono mai stati buoni. La “cacciata” dell’assessore  è una notizia, certo, ma anche no. La mannaia è sempre stata a pochi centimetri dal collo di Boeri. Il piatto freddo di quella che ha tutta l’aria di una vendetta è stato servito ancora tiepido, un annetto dopo la revoca dell’altro assessorato, quello a Expo. Caso finalmente risolto. Al posto di Boeri arriva il musicista Filippo Del Corno, già presidente della Fondazione Scuole Civiche.

Il casus belli sarebbe stato l’investimento di 160 mila euro per due mostre, ma la sensazione è che la causa sia del tutto occasionale e che il destino di Boeri fosse comunque segnato. Gli appelli in extremis, di intellettuali, personalità, cittadini e anche quello di una quindicina di consiglieri del Pd non sono stati minimamente considerati, a fronte di quello che è stato raccontato come il venir meno del rapporto di fiducia.

Oggi Pisapia offrirà al Consiglio le sue motivazioni -che Boeri abbia un caratteraccio in effetti non basta- mentre le proteste dei cittadini si moltiplicano. Ma ormai i giochi sono fatti, e non si torna indietro.

C’è dell’altro. E’ lo stesso partito, viene da chiedersi, quello che a Roma conduce in porto la splendida operazione Boldrini-Grasso, spalancandosi al meglio del civismo, e pensa a una futura squadra di governo informata dagli stessi principi, e quel Pd che a Milano dà il suo nulla osta alla decapitazione del suo ex-candidato sindaco supercivico, che al partito ha portato una cospicua dote di consensi, ottenendo a compensazione l’assessorato ai Lavori Pubblici per la pochissimo amata Carmela Rozza? Che cosa ci si deve aspettare? L’addio, prima o poi, anche a quei due magnifici neo-presidenti, al primo scatto di autonomia? O, viceversa, la sostituzione in blocco di un gruppo dirigente milanese che da troppo tempo non ne imbrocca una, totalmente incapace di intercettare lo spirito del tempo?

Nevica, in tutti i sensi, sulla primavera arancione.

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