Le indimenticabili “consultazioni” tra Renzi e Grillo

La rabbia è un sentimento indispensabile alla sopravvivenza, tanto quanto la paura: rapida attivazione di tutte le risorse biochimiche necessarie a produrre una reazione in tempi brevi. Un supercarburante: ma se non lo usi per agire, ti ingolfi e ti avveleni.

L’errore del M5S, che ieri ha perso 2 milioni e mezzo di voti, è stato principalmente questo, e qui lo abbiamo detto e stradetto mille volte: non capire che alla rabbia doveva conseguire l’azione costruttiva, con relativo cambiamento di linguaggio. Che il ringhio, le minacce, gli eccessi verbali, l’arroganza del #noivinciamo e #velafaremovedere, il machismo e il sessismo, le sfumature fascistiche, le porte sbattute in faccia, l’ostinazione aventiniana, il manicheismo, la scarsa democrazia interna e tutto quello che abbiamo visto in dosi massicce in queste ultime settimane di campagna elettorale, non avrebbero pagato più.

“Siamo sicuri che urlare in faccia agli Italiani i loro problemi e la strada da perseguire per cambiare il nostro paese?“, twittava stamattina un grillino. Ecco, siamo sicuri?

Grillo non è stato un leader all’altezza dello straordinario patrimonio politico che si è trovato a gestire. L’inizio della débâcle, quelle consultazioni-farsa in streaming con il premier incaricato Matteo Renzi. La sua gente le aveva volute, lui ci era andato obtorto collo, perché “decide la rete”. In realtà ha continuato a decidere lui, e quelle consultazioni sono state solo un pessimo monologo alla Lenny Bruce.

Il silenzio di queste ore dà l’idea di un pugile suonato, di un Masaniello che nasconde la mano, e anche questo è un grave errore: nessuno che parli, né il leader né i parlamentari. Blog muto, pagine dei social network pietrificate. Ma non si lascia il proprio “popolo” nell’incertezza e nello smarrimento. La sconfitta durissima va ammessa -il nemico Renzi ha addirittura doppiato i 5 Stelle-, 2 milioni e mezzo di persone ti hanno detto che il tuo “no-no-e no” non basta più, una prima diagnosi va azzardata, una strada va indicata. Dare la colpa al popolo bue, come vedo già in molti commenti, sarebbe molto miope.

Probabilmente Grillo sta pensando se tenere fede alla promessa: “se non vinco me ne vado”. Ma senza di lui il M5S crollerebbe, e quella rabbia troverebbe altre strade, quasi certamente rischiose. La rabbia scatenata va responsabilmente gestita. La nave in difficoltà non può essere abbandonata.

Il 21.5 per cento dei consensi resta un patrimonio politico cospicuo, da amministrare oculatamente. Si tratta necessariamente di passare dalla furia destruens alla fase della costruzione, della proposta, del compromesso e delle alleanze.

Il primo round è finito.

Aggiornamento: al momento Beppe Grillo si limita a prendere il Maalox. Questo il suo commento

“Adesso ci state prendendo in giro. Vi capisco. Mettete proprio il coltello nella piaga. Abbiamo perso. Non è una sconfitta, siamo andati oltre la sconfitta. #vinciamopoi, sì #VinciamoPoi. Abbiamo il tempo dalla nostra, è ancora presto. Quest’Italia è formata da generazioni di pensionati che forse non hanno voglia di cambiare, di pensare un po’ ai loro nipoti, ai loro figli, ma preferiscono stare così. Son dei numeri che non si aspettava nessuno, però noi siamo lì, siamo il primo movimento italiano, il secondo partito. Abbiamo preso il 21-22%, abbiamo preso l’IVA, senza avere voti in nero e siamo lì senza aver promesso niente a nessuno, né dentiere né 80 euro. Io sarei anche ottimista, quindi: non scoraggiatevi. Vedo messaggi: “cosa facciamo? andiamo avanti?”, certo che andiamo avanti. Siamo la prima forza di opposizione, faremo opposizione sempre di più, sempre meglio e cercheremo di rallentare il dissanguamento, lo spolpamento di questo Paese, che ci sarà. Noi saremo precisi, puntuali, e ci saremo sempre, non preoccupatevi. Ora Casaleggio è in analisi per capire perché si è messo il cappellino e poi tutti insieme vedremo che cosa fare. State tranquilli, dai, vin… vinciam… Vincono loro. Vincono loro, ma è meraviglioso lo stesso. Intanto io mi prendo un maalox, non si sa mai. Casaleggio, c’è il maalox anche per te, vieni qua.” Beppe Grillo

altro aggiornamento: analizzando il fallimento, Casaleggio si è detto sicuro che il problema non risieda nei contenuti, ma dei toni con cui vengono declinati. Troppa rabbia, troppa aggressività, producono reazione indesiderate, come l’assuefazione, e la fuga di massa verso lidi più rassicuranti.

Ecco, scusate amici del blog: da quanto li invitiamo a “toni gandhiani”?

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