La nuova vicenda Affittopoli a Milano è molto deprimente. Mancava solo questa, un rigurgito di Tangentopoli, a completare un quadro talmente avvilente che senti Benigni canticchiare Fratelli d’Italia e ti viene da piangere. Nel nostro paese la casa è percepita come un bene primarissimo, non meno dell’acqua. Per la casa -l’affitto, il mutuo-, per una casa nostra, per dare una casina ai nostri figli siamo disposti a sacrificarci come per niente altro. E teniamo al fatto che sia accogliente, che non manchi proprio nulla.

Oggi si fa tanta fatica. Ottenere un mutuo non è semplice, mettere insieme 7-800-1000 euro per l’affitto è un’impresa. Così quando leggi che qualcuno da anni sta pagando nemmeno 100 euro per un appartamento sotto il Duomo, nomi noti e meno noti, parenti, amici e amici degli amici che solo in forza di un sistema di relazioni e favori godono del grande privilegio di vivere in case pubbliche in pieno centro e a canoni risibili (quindi a spese di tutti) ti monta una rabbia spaventosa. La gente di questo paese è in grado di sopportare qualunque cosa, dimostra una formidabile resilience, una straordinaria capacità di adattamento e di mediazione. Ma sulla casa non è disposta a mediazioni. Si può mandare giù anche il boccone del Rubygate, ma sulla casa si è disposti a tutto.

L’operazione trasparenza, quindi, va condotta con mano ferma e fino alle estreme conseguenze, compresi rapidi traslochi di chi non ha titoli,  cambio ai vertici degli enti pubblici, segnatamente il Pio Albergo Trivulzio, nel caso in cui siano verificati effettivi  abusi, e soprattutto una politica della casa all’insegna di efficacia, equità e giustizia. Soprattutto per i ragazzi, costretti a restare in famiglia perché una vita in proprio non se la possono permettere.

Tristezza nella tristezza, la vicenda si intreccia anche direttamente con la campagna elettorale. Cinzia Sasso, giornalista di Repubblica, e compagna di Giuliano Pisapia, candidato sindaco per il centrosinistra, vive da molti anni in una delle case del Pio Albergo Trivulzio. Il contratto, dice, è stato disdettato, ma l’appartamento risulta ancora occupato. La vicenda imbarazza moltissimo il centrosinistra, militanti ed elettori. Blog e pagine Facebook raccontano le reazioni alla brutta sorpresa. La casa è un punto sensibilissimo per la politica cittadina. Pisapia parla di macchina del fango, ma basterebbe molto poco a sottrarvisi: dimostrare che Cinzia Sasso aveva titoli per ottenere quel contratto di favore -si tratta di atti pubblici con relativa documentazione- ed esibire la lettera di disdetta. Ogni ombra va doverosamente dissipata. Così, forse, a Pisapia giungerebbero quegli attestati di solidarietà che finora non sono arrivati. E la campagna elettorale potrebbe, come deve, svolgersi in piena serenità.

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