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Donne e Uomini, Politica, tv Giugno 18, 2012

#Zanardoinrai: solo per dire…

 

Solo per dire questo, amiche e amici: che questa candidatura di Lorella Zanardo in cda Rai ha catalizzato un po’ di tutto. Umori, malumori, visceralità ma anche “format” politici molto interessanti, in particolare per le donne, ha chiarito la profondità dell’enorme desiderio di partecipazione, ha delineato il profilo di un’idea diversa e più piena di cittadinanza. E tutto attorno a una posizione non così significativa: in fondo si tratta solo di un cda, attorno al quale non si è mai visto alzarsi un polverone simile.

Non c’è solo un simbolico da scrutare -quello che Lorella rappresenta in Italia e nel mondo, che il suo docu e i suoi contenuti piacciano o meno, e che la rende una candidata decisamente sui generis, e in particolare la candidata perfetta per Se Non Ora Quando (anche se la speranza è che insieme a lei entrino altre: i curricula sono tutti ottimi). Resterà, una volta chiusa la partita (è questione di ore), un calderone in cui scandagliare, perché dentro c’è un sacco di roba interessante, materiale da costruzione.

Solo un’osservazione: mentre sul corpo di Zanardo si è consumata una battaglia all’arma bianca, sugli altri curricula, in stragrande parte maschili, attenzione quasi-zero. Potrebbe essersi candidato Landru, o Jack lo Squartatore, ma non importa niente a nessuno.

Di tutto il resto parleremo dopo.

P.S. Al mio endorsement, insieme alle Blogger Unite(D), a quello di Gad Lerner, di Lidia Ravera e di molti altri, che avrete già visto, si aggunge ora quello ottimo di Annamaria Testa.

P.P.S, ancora più importante: su Repubblica di oggi è scritto che Zanardo “ha fatto arrivare il suo nome sul tavolo di tutti”. Informazione non corretta: Lorella Zanardo ha inviato il suo curriculum solo all’associazione Art. 21 e alla Commissione di vigilanza Rai. Non ha richiesto l’appoggio di partiti né di alcun altro. Ha rifiutato ogni richiesta di intervista. Il grande sostegno che sta ricevendo è spontaneo e del tutto “civico”.

economics, Politica Febbraio 19, 2011

FANGO E MATTONE

La nuova vicenda Affittopoli a Milano è molto deprimente. Mancava solo questa, un rigurgito di Tangentopoli, a completare un quadro talmente avvilente che senti Benigni canticchiare Fratelli d’Italia e ti viene da piangere. Nel nostro paese la casa è percepita come un bene primarissimo, non meno dell’acqua. Per la casa -l’affitto, il mutuo-, per una casa nostra, per dare una casina ai nostri figli siamo disposti a sacrificarci come per niente altro. E teniamo al fatto che sia accogliente, che non manchi proprio nulla.

Oggi si fa tanta fatica. Ottenere un mutuo non è semplice, mettere insieme 7-800-1000 euro per l’affitto è un’impresa. Così quando leggi che qualcuno da anni sta pagando nemmeno 100 euro per un appartamento sotto il Duomo, nomi noti e meno noti, parenti, amici e amici degli amici che solo in forza di un sistema di relazioni e favori godono del grande privilegio di vivere in case pubbliche in pieno centro e a canoni risibili (quindi a spese di tutti) ti monta una rabbia spaventosa. La gente di questo paese è in grado di sopportare qualunque cosa, dimostra una formidabile resilience, una straordinaria capacità di adattamento e di mediazione. Ma sulla casa non è disposta a mediazioni. Si può mandare giù anche il boccone del Rubygate, ma sulla casa si è disposti a tutto.

L’operazione trasparenza, quindi, va condotta con mano ferma e fino alle estreme conseguenze, compresi rapidi traslochi di chi non ha titoli,  cambio ai vertici degli enti pubblici, segnatamente il Pio Albergo Trivulzio, nel caso in cui siano verificati effettivi  abusi, e soprattutto una politica della casa all’insegna di efficacia, equità e giustizia. Soprattutto per i ragazzi, costretti a restare in famiglia perché una vita in proprio non se la possono permettere.

Tristezza nella tristezza, la vicenda si intreccia anche direttamente con la campagna elettorale. Cinzia Sasso, giornalista di Repubblica, e compagna di Giuliano Pisapia, candidato sindaco per il centrosinistra, vive da molti anni in una delle case del Pio Albergo Trivulzio. Il contratto, dice, è stato disdettato, ma l’appartamento risulta ancora occupato. La vicenda imbarazza moltissimo il centrosinistra, militanti ed elettori. Blog e pagine Facebook raccontano le reazioni alla brutta sorpresa. La casa è un punto sensibilissimo per la politica cittadina. Pisapia parla di macchina del fango, ma basterebbe molto poco a sottrarvisi: dimostrare che Cinzia Sasso aveva titoli per ottenere quel contratto di favore -si tratta di atti pubblici con relativa documentazione- ed esibire la lettera di disdetta. Ogni ombra va doverosamente dissipata. Così, forse, a Pisapia giungerebbero quegli attestati di solidarietà che finora non sono arrivati. E la campagna elettorale potrebbe, come deve, svolgersi in piena serenità.

Donne e Uomini, Politica Febbraio 17, 2011

BIANCHE O NERE

L’altro giorno su Repubblica Adriano Sofri, commentando la mobilitazione del 13 febbraio, scrive: “Non avevo mai sentito tante buone ragioni per aderire a una manifestazione. E non avevo mai sentito pretesti così capziosi e vanesi per non aderire”. Detto da uno dei pochi commentatori attenti a quello che capita tra le donne mi ha veramente stupito. Gli faccio rispondere da un altro osservatore attento, forse più attento di lui, Alberto Leiss, che sul sito Donnealtri nota: “Esiste una cultura politica femminile e femminista molto ricca e varia, e che sarebbe l’ora da parte di chi fa politica e di chi scrive sui giornali di studiarla finalmente un po’, almeno con lo stesso interesse con cui si discute, che so, dell’”azionismo” di Eco e del “liberalismo” – si fa per dire – di Ostellino“.

Le donne non sono un soggetto monolitico, e le molte differenze tra loro non sono liquidabili (un po’ sprezzantemente, devo dire) come vanità e capziosità. Il “diritto alle sfumature” (chiamamolo orribilmente così) non è solo maschile. Che poi comprendere queste differenze non sia facile e richieda un certo impegno è un altro conto. Impegno che a noi donne, costrette a confrontarci con le “vanità e capziosità” della cultura e della politica maschile, è richiesto ogni giorno.

Si arrabbia anche la scrittrice Chiara Gamberale, che per aver portato tutta la ricchezza dei suoi distinguo intervenendo sul Corriere, si è ritrovata iscritta d’ufficio al partito del “no” alla manifestazione del 13 febbraio: “Non sono permesse sfumature del pensiero, in questo momento?”.

O bianche o nere, per il comodo degli uomini.