”Gli italiani sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà, ma occorre fare un salto culturale”.

Lo ha detto il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri.

Insomma, detto in altre parole, ma la solfa è la stessa: siamo monotoni.

Ma questa fissità, questo legame, questi forti legami familiari -che sostituiscono, cara Ministra, il welfare-, sono necessariamente solo un male?

La nostra celebrata piccola e media e impresa non si radica proprio in questa fissità e in questa tenuta della famiglia?

La famiglia è davvero una cosa arcaica che frena lo sviluppo?

Aggiungo stamattina a quello che ho scritto ieri sera:

a parte che -scopro anch’io- a quanto pare il nostro, dopo la Romania, è il Paese europeo che esporta più giovani,

vorrei che la Ministra ci dicesse, per esempio, un ragazzo o una ragazza con un lavoro precario, e magari un bambino o anche due, dove può andare se non ha entrate certe, e non ha nemmeno servizi a cui appoggiarsi (nidi)?

E in un’altra stagione della vita, come può allontanarsi dai vecchi genitori, sapendo che toccherà a lei (lui) occuparsene, quando ne avranno bisogno?

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